Tutti almeno una volta nella vita abbiamo odiato i camion che quotidianamente percorrono le autostrade italiane. L’ho fatto anche io, più di una volta. Abbiamo sempre pensato che quei grandi rimorchi fossero trainati da esseri invisibili, quasi impercettibili. E’ questa l’impressione che ognuno di noi ha avuto quando imprecando ha frettolosamente azionato la freccia per sorpassarli e lasciarli alle nostre spalle. Oltre quei grandi e lunghi rimorchi, ci sono persone.
Persone che guidano giorno e notte. Nulla di nuovo, nulla di strano. Cose risapute. Guidano per permettere a noi, automobilisti incavolati, di comprare la pasta al supermercato, la frutta e verdura al discount, di acquistare profumi, deodoranti e bagnoschiuma. Insomma, molto inconsciamente, dovremmo quasi ringraziarli.
Eppure nella maggior parte dei casi ci risultano antipatici, e, senza nemmeno conoscerli, anche un tantino rompiscatole. Stanno rallentando la nostra marcia, per noi hanno torto, a prescindere. Oltre la nostra incazzatura però, ci sono persone. Proprio queste persone e le tantissime problematiche legate al proprio lavoro, ho deciso di conoscere meglio.
Per farlo concretamente però non c’erano tanti modi: bisognava scendere in pista, in mezzo a loro. E’ nata così l’idea di #gommescomode, un documentario – inchiesta, sulle condizioni degli autotrasportatori in Italia. Armato di buona volontà e valigia alla mano, parto ieri sera alle 19.20 dalla stazione di Pesaro, dopo aver preso un bus da Urbino alle 18.00. Prendo un regionale con destinazione iniziale Modena, dove ad attendermi ci sarà un autotrasportatore, mio conterraneo, con il quale trascorrerò qualche giorno. Ed e’ qui che comincio a percepire il primo disagio della categoria: ‘’Gabriele, non fermarti a Modena, prosegui fino a Piacenza. Ho avuto alcuni problemi con il carico. Farò più tardi del previsto’’ . Una chiamata di poche parole, chiare, nette e concise. Sono gli imprevisti del mestiere, non rari a quanto sembra. Quegli imprevisti che dovremmo spiegare, documentare. Prendo carta e penna e comincio ad appuntare qualcosa, mi sembra tutto così interessante.
Una attesa snervante, l’autotrasportatore vincolato, una sorta di lavoro nel lavoro. La tratta Modena – Piacenza devo farla obbligatoriamente senza biglietto. Del controllore per ora nemmeno l’ombra, quindi non posso chiedere il supplemento. Arrivo, tra sguardi strani di un controllore che come un miraggio e’ apparso a Fiorenzuola, la fermata prima di Piacenza. Non faccio in tempo a mettere i piedi fuori dal vagone del treno che mi arriva un’altra chiamata: ‘’Gabriele sistemati bene, temo si faccia molto tardi. Vedi se trovi un taxi, almeno per arrivare al casello autostradale e non farmi entrare in città con il rimorchio.”
Tra un prima ma quasi impercettibile arrabbiatura, faccio il possibile e mi sistemo nella sala d’attesa. Seduti acconto a me solo tre passeggeri del TrenoNotte diretti a Salerno e qualche senza tetto che passa qualche ora al caldo. Alle 01.00 la stazione chiude, improrogabilmente. Esco per mangiare qualcosa: a qualche decina di metri dalla stazione un negozio di kebab. La fortuna per un attimo sembra essere dalla mia. Prendo un panino e mi fermo lì per un po’. Ormai la stazione e’ chiusa e quasi deserta: si intravede solo qualche ragazzo di colore che gira senza una meta precisa.
Mi fermo vicino allo stallo dei Taxi per attenderne uno che mi porti al casello autostradale di Piacenza Sud. Attendo invano, chiamo un servizio notturno ma il taxista sembra essere estremamente impegnato. Ne avrà per almeno un’ora con altri clienti. Non vale la pena farlo venire. Non mi resta quindi che aspettare pazientemente l’autotrasportatore. Intorno alle 02.30, dopo aver quasi perso ogni speranza, come un miraggio nel deserto vedo arrivare un camion bianco: la salvezza. La situazione nei pressi della stazione cominciava a farsi poco sicura: facce strane che non incutevano certo tranquillità. Salgo a bordo, finalmente si parte in direzione sud. E stavolta per una nuova esperienza, per capire se essere sorpassati, e’ più snervante che sorpassare.
Leggi tutto sul documentario #gommescomode
• I problemi dell’autotrasporto. Capitolo 1
•Trasporto senza dignità. L’inchiesta. Capitolo 2
• La cappa del silenzio. Le confessioni. Capitolo 3
• Oltre i sentimenti, oltre le regole: al capolinea. Capitolo 4