Blocco dei licenziamenti. Divieto imposto che rischia di travolgere le imprese

OCCORRE UNO STOP AL DIVIETO DI LICENZIAMENTI, MISURA CHE ESISTE SOLO IN ITALIA ED È DEGNA DI UN SISTEMA AUTORITARIO.

Ieri l’annuncio è arrivato direttamente dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte: «Blocco dei licenziamenti prolungato a fine di marzo». Un divieto imposto per un tempo così lungo uccide le imprese. Conte ha ceduto anche ai sindacati, o almeno così pare: anche la cassa integrazione straordinaria sarà gratuita fino alla fine di marzo. Così – di fatto – si sta ingessando il sistema, impedendo un adeguamento alla crisi e si portano le aziende al fallimento, soprattutto quelle piccole. Se le prospettive non consentono la prosecuzione dell’attività e la liquidità viene meno, che fine fa l’impresa, gli imprenditori? Che fine fanno i lavoratori in cassa integrazione?

Finora sono andati bruciati almeno 500 mila posti di lavoro, che potrebbero arrivare fino a 5 milioni, quasi tutti di giovani, precari e a termine, le figure che soffrono di più questa seconda ondata. Ecco gli effetti iniqui del divieto di licenziare, che sindacati e governo non capiscono. Affrontare il tema così davvero non funziona.

Invece, proprio in questo momento, le aziende devono avere la possibilità di ristrutturarsi, ripensarsi, riorganizzarsi, senza essere imprigionate in norme imperative, degne di un regime autoritario che danneggia tutti.

L’Italia è arrivata all’appuntamento con la crisi Covid già debilitata e con un piede nella recessione. Senza interventi funzionali sul tessuto produttivo non ne usciremo vivi. Il non licenziare equivale solo a rimandare e rendere cronico il problema. Al contrario, le imprese vanno messe nelle condizioni di ristrutturarsi, anche con interventi sul personale (qualcuno ha ipotizzato contratti di prossimità e di solidarietà come valide alternative). Tutto questo per non tornare come prima, ma reinventarsi, sopravvivere alla crisi e così poter ripartire nel post-Covid.

Tra l’altro, anche in cassa integrazione, la sola emissione della busta paga costa decine di euro, senza dimenticare che pur stando chiusi e privi di incassi, si devono pagare le festività e altri elementi accessori.

Continuando così, di fronte a un possibile lockdown, tanto vale pensare di chiudere. Se proprio il governo volesse fare qualcosa, dovrebbe consentire alle aziende di poter tornare a licenziare e togliere anche il relativo ticket. Dove è finita la nostra libertà di fare impresa?

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