Domani Conte rassegnerà le proprie dimissioni. Questa è la notizia ufficiale, fornita dalla Presidenza del Consiglio, che annuncia la convocazione del Consiglio dei Ministri per domani alle 9. Lo scopo della riunione, come esplicitato dal comunicato, è comunicare la volontà di recarsi al Quirinale per rassegnare le dimissioni, appena terminata la seduta.
Come si è giunti a tale situazione?
Da mesi nell’esecutivo si trascinava lo scontro tra il premier Conte e il partito Italia Viva, guidata dall’ex primo ministro Matteo Renzi e rappresentato nell’esecutivo da due ministre e un sottosegretario.
Il culmine della tensione si è manifestato nella revisione del Recovery Plan, al punto che Renzi ha ritirato l’appoggio al governo, con le dimissioni dei suoi membri il 13 gennaio. Una volta formalizzati gli addii, Conte ha deciso di comprendere la portata della fiducia al suo governo, apposta all’approvazione di alcune risoluzioni.
La scorsa settimana, alla Camera la fiducia è stata approvata con 321 consensi (6 in più della maggioranza assoluta). Al Senato, invece, sono bastati 156 sì (5 in meno della maggioranza assoluta), sufficienti per via di 16 astenuti, considerati come non votanti, secondo l’attuale regolamento della camera alta, dunque sufficienti ad abbassare la soglia della maggioranza utile alla fiducia.
Sia nei giorni precedenti che successivi alle votazioni parlamentari, i vari emissari politici sono stati alacremente impegnati a ricercare parlamentari disposti a sostenere l’attuale esecutivo, in modo da renderlo più solido a livello politico. Negli ultimi giorni, un ulteriore scoglio è stato rappresentato dalla relazione sulla giustizia da parte del Guardasigilli Alfonso Bonafede.
Avevano già annunciato la contrarietà al documento diversi esponenti come Riccardo Nencini e Pierferdinando Casini, rivelatisi determinanti nelle votazioni della scorsa settimana, con il rischio che il capodelegazione politico del Movimento 5 Stelle vedesse respinto un atto chiave della sua azione politica. Resosi conto di non possedere i numeri sufficienti all’approvazione, Giuseppe Conte avrebbe così deciso di rassegnare le proprie dimissioni.
Cosa potrebbe accadere a dimissioni presentate?
Una volta che Conte rassegnerà l’incarico nelle mani del Presidente della Repubblica Mattarella, tutti gli scenari rimangono aperti. L’ipotesi più plausibile, secondo voci di palazzo, sembrerebbe la creazione del Conte ter (terzo esecutivo della legislatura, guidato sempre da Giuseppe Conte), con l’inclusione di esponenti dal partito berlusconiano Forza Italia e il ritorno di Italia Viva.
Tuttavia, quando verrà formalizzata la decisione del premier, immediatamente Mattarella avvierà le consultazioni con i gruppi parlamentari – probabilmente dalla durata lampo in questa occasione – allo scopo di ricercare una potenziale maggioranza all’interno delle Camere, a supporto del Presidente del Consiglio incaricato successivamente da Mattarella. In tale scenario, non resta da escludere l’ipotesi governo tecnico/ governo di unità nazionale, con il consenso del maggior numero possibile fra deputati e senatori, al fine di guidare l’Italia fuori dall’emergenza sanitaria.
Nonostante la pandemia, tuttavia, nel caso in cui nessun accordo maggioritario dovesse emergere, a Mattarella non rimane altra facoltà che sciogliere le Camere e conseguentemente convocare le nuove elezioni politiche.