Berlusconi redivivo | vota il candidato PD?

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Berlusconi, con l’intervista di giorni fa su Repubblica, torna in modo prepotente sulla scena della politica nazionale, dichiarando che potrebbe essere interessato a votare il candidato renziano alla Presidenza della Repubblica, purché naturalmente questi garantisca, anche, la sua parte, come è giusto che sia in un sistema – come il nostro – nel quale il Capo dello Stato non ha poteri espliciti di indirizzo politico, ma rappresenta l’unità della nazione e delle sue istituzioni.Si può, facilmente, immaginare che Renzi e Berlusconi abbiano, già, trovato un’intesa su un nome condiviso e che tale nominativo venga, opportunamente, celato allo scopo di proteggerlo e di evitare che sia bruciato, prima ancora che possa essere proposto alla platea numerosa dei grandi elettori dei rispettivi partiti.

Infatti, se da un anno a questa parte, i due leader hanno operato in comune scelte importanti, come la condivisione del percorso di riforme della Costituzione e della legge elettorale, non si può non presumere che la convergenza sia stata trovata, molto agevolmente, intorno al nome del futuro successore di Napolitano, affinché questi poi possa non incontrare difficoltà insormontabili nel percorso parlamentare, quando si riuniranno le due Camere per procedere all’elezione, presumibilmente alla fine del mese di gennaio.

Chi potrà essere il fortunato?
Amato? Letta? Marini? Mattarella?

Sono tutti nomi possibili, così come ne esistono moltissimi altri, ancora non lanciati dagli organi di stampa, che potrebbero rappresentare l’utile strumento ed occasione di convergenza fra le istanze berlusconiane e quelle renziane.
Certo è che, in virtù del contributo che darà per le elezioni quirinalizie e per effetto della pena, prossima alla conclusione, Berlusconi riacquista una nuova verginità, per cui la sua condotta esemplare, sia da un punto di vista politico, che nell’espletamento della sanzione penale, cui è stato condannato, lo rilancia prepotentemente all’attenzione dell’Italia.
Infatti, egli, dal momento della sua espulsione dal Senato in poi, si è guardato bene dall’offendere la Magistratura ed ha assunto un atteggiamento marcatamente filo-istituzionale, che ne ha disegnato il profilo di una personalità priva di qualsiasi carattere eversivo.
Così facendo, egli è, ormai, divenuto un Padre della Patria, visto che ha saputo mettere da parte le ambizioni personali, non più coltivabili per effetto della condanna, e si è messo al servizio dello Stato e del Governo, in particolare, a cui ha garantito il sostegno delle sue truppe parlamentari, nonostante un siffatto aiuto abbia potuto danneggiarlo in termini elettorali e, soprattutto, gli abbia fatto perdere, inevitabilmente, l’adesione di qualche suo deputato e senatore, per nulla disposto a fungere da stampella di Renzi.
Berlusconi, invero, ha contribuito non poco a rendere molto più facile il percorso parlamentare di molti provvedimenti governativi, che, sebbene non approvati ancora in via definitiva, non arriverebbero comunque mai al varo delle Camere, senza il suo prezioso aiuto.
Qual è stato il prezzo pagato per addolcire il leader dell’unico partito, che avrebbe dovuto fare opposizione al Dicastero di Renzi, per alimentare una propria, successiva prospettiva di ascesa elettorale?
È evidente che, in tal caso, la dimensione dell’imprenditore prevale molto su quella del politico, per cui il ruolo, che egli si è ritagliato, contribuisce legittimamente a favorire un atteggiamento – presumibilmente – morbido da parte dell’Esecutivo nei riguardi degli interessi notevoli del gruppo, che fa capo a lui.
L’eventuale elezione del prossimo Capo dello Stato, con i voti determinanti di Forza Italia, contribuirà ulteriormente ad istituzionalizzare Berlusconi e a renderlo un punto di riferimento essenziale per la governabilità nel nostro Paese.
Infatti, appare a tutti possibile la continuazione, lungo l’intero arco della legislatura, della collaborazione fra il Cavaliere ed il Premier, volta a consolidare la posizione politica di quest’ultimo, a tal punto che non è peregrino prefigurare una futura alleanza, finanche, in sede elettorale fra i due partiti – PD e Forza Italia – che molto hanno in comune.
Non è lecito ipotizzare che un imprenditore, con gli interessi economici di Berlusconi, possa invece seguire la traccia segnata da Salvini, che porterebbe l’Italia, ineluttabilmente, fuori dal contesto continentale, per cui, quando – a breve – il Cavaliere dovrà scegliere se essere alleato di Renzi o del leader leghista, è inevitabile che egli opti per il rapporto preferenziale con chi detiene le chiavi del potere politico in Italia ed è titolare del rapporto con l’Unione Europea.
Naturalmente, così facendo, Berlusconi perderà altri voti e parlamentari, ma è pleonastico sottolineare che, a volte, può tornare utile perdere nell’agone istituzionale, per vincere in quello imprenditoriale.

Rosario Pesce

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