Dal palco di Pontida base del raduno annuale della Lega Nord, il segretario federale Matteo Salvini senza mezzi termini afferma che il carroccio e’ pronto ad andare da solo “non saremo il solito partito che e’ succube delle scelte altrui”. Un segnale chiaro, indirizzato in primis agli alleati di Forza Italia con i quali Salvini ha avuto diversi momenti di tensione in occasione delle Elezioni Amministrative di Roma. Proprio nella Capitale, il centrodestra modello ligure e’ apparso sostanzialmente diviso. E’ bene però, prima di affrontare un discorso programmatico e sostanziale, fare un piccolo excursus storico che ripercorra la storia della Lega Nord, il partito politico che l’indole leaderistica salviniana vorrebbe al timone del centrodestra.
La Lega Nord nasce nel Dicembre del 1989 come partito anti sistema con una forte impronta indipendentista e federal- secessionista. Nel 1992, alla prima vera prova elettorale, supera l’8% dei consensi sia alla Camera che al Senato; niente male per un neo costituto partito politico che poteva contare su un bacino elettorale concentrato unicamente nell’Italia Settentrionale. Nel 1993 in occasione delle Elezioni Amministrative di Milano, un giovane militante di nome Matteo Salvini, fa il suo ingresso in Consiglio Comunale.
Nel 1994, il leader Umberto Bossi, capisce che che la strada ad una sola corsia non porta buoni frutti: matura nel ‘’Senatur’’ la consapevolezza che per cambiare il sistema tanto criticato, per far valere le soluzioni paventate, e’ necessario divenire forza di governo. Insomma un ragionamento politico e pratico molto chiaro: le cose si cambiano dall’interno. L’occasione ghiotta si presenta nel 1994 con la nascita del Polo delle Libertà, una coalizione che vedeva come candidato premier l’imprenditore Silvio Berlusconi. Un volto nuovo della politica italiana dopo la crisi dei partiti tradizionali.
Per la prima volta nella storia, la Lega Nord e’ forza di governo: le Elezioni Politiche del 1994 consegnano infatti la vittoria alla coalizione di centrodestra, relegando all’ opposizione la gioiosa macchina da guerra di Achille Occhetto. La luna di miele con Berlusconi dura solo pochi mesi: a fine anno Bossi toglierà la fiducia al governo Berlusconi. Alle Elezioni Politiche del 1996 la Lega Nord consolida il consenso elettorale superando il 10%, ma vista la corsa solitaria, e’ rilegata all’opposizione. Tale esperienza tra i banchi della opposizione sarà pagata in termini elettorali. Nel 2001 infatti, anche rientrando nella coalizione di Berlusconi che vincerà le elezioni, la Lega si ferma solo al 3,9%. Stessa coalizione nel 2006 con risultati diversi.
E’ l’Unione guidata da Romano Prodi a battere la coalizione di centrodestra per soli 30.000 voti. Alle elezioni anticipate del 2008 invece, beneficiando dell’exploit del PDL di Silvio Berlusconi, il carroccio torna nuovamente al governo. Cinque anni dopo, la Lega supera di poco la soglia del 4%. Nel frattempo il partito era stato attraversato da scandali riguardanti dal famiglia Bossi. E’ chiaro che il carroccio necessiti di una rifondazione netta: così nel Dicembre del 2013 viene eletto alla segreteria Matteo Salvini, che in un solo anno fa guadagnare un paio di punti percentuali al suo partito. Questo in verità l’ultimo dato reale del partito su scale nazionale. Abbastanza voti, per alcuni tanti, per altri un vero exploit: di certo, realmente, non tantissimi.
Non necessari per arrivare al governo, o meglio non per arrivarci da soli. Perché oggi il dilemma e’ proprio questo, il punto di partenza di questo pezzo e’ chiaro: Salvini quasi quasi vorrebbe correre da solo. Nemmeno l’ipotizzato 14% leghista potrebbe servire a tanto. E’ importante, fondamentale in un progetto federativo di centrodestra. Fin quando Salvini dovrà dividersi i voti dei cosiddetti ‘’incazzati’’ e’ difficile che riesca a superare il 15%. Non rappresenterà quindi nessun progetto di governo concreto, non sarà forza di palazzo e consequenzialmente non potrà attuare nulla di ciò che oggi predica. Niente Flax Tax al 15%, niente stop agli studi di settore, niente stop alla immigrazione clandestina, niente messa in discussione dei trattati europei. Niente di niente. La Lega Nord se non imbocca la via maestra della federazione con le altre forze politiche di centrodestra, sarà perennemente forza di opposizione. Senza i moderati e senza i nostalgici di destra del partito della Meloni, Salvini sarà costretto ad opposizione perenne. E in opposizione, come aveva capito Bossi, si vigila ma non si cambia. E’ la forza di governo che eventualmente produce i cambiamenti, trasformando l’idea in azione. Se poi la scelta e’ quella di costruirsi un ruolo di opposizione non perseguendo il cambiamento, allora parliamo di altro. Spesso la realtà e’ differente da come la si immagina. Affrontare e risolvere i problemi e’ diverso dal pensare di risolverli. E’ bene che non si parli sottobanco di una sorta di rottamazione del passato, anche perché la storia non si rottama, nel bene e nel male. Perché, se badiamo alla storia e alla questione meramente anagrafica, chi ha qualche anno in più e’ proprio il carroccio. Metterla su questo piano non so se possa essere utile ai leghisti, sinceramente.