Gli scienziati hanno rianimato il cervello di un maiale dopo la morte

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La morte delle cellule cerebrali potrebbe non essere così improvvisa, o irreversibile, come abbiamo sempre creduto. Gli scienziati di Yale sono riusciti a ripristinare l’attività cellulare all’interno del cervello di un maiale deceduto da ben quattro ore. Le cellule del cervello dell’animale sono rimaste vitali 6 ore in più rispetto ai cervelli di altri animali testati con lo stesso processo.

Potrebbe sembrare Frankenstein, ma non lo è, precisano gli scienziati.

Sebbene le sue cellule siano state mantenute in vita, il cervello del maiale non ha mai mostrato nessun tipo di attività elettrica associata alla coscienza, afferma il ricercatore senior Dr. Nenad Sestan, professore di neuroscienza presso la Yale School of Medicine. Appunto molto importante per quanto concerne il concetto stesso di etica morale.

“Non si tratta di un cervello vivente, ma di un cervello con attività cellulare vigile”, ha spiegato Sestan.

La scoperta mette in discussione le decennali ipotesi a lungo termine secondo le quali le cellule cerebrali si estinguono rapidamente e in modo irreversibile una volta interrotto l’afflusso di sangue allo stesso.

“Questa scoperta ci permetterà di studiare terapie più efficaci per malattie come l’ictus e altri disturbi che provocano la morte delle cellule del cervello, chiosano i ricercatori. Lo stesso processo che ha preservato il cervello del maiale infatti, potrebbe essere utilizzato anche per preservare altri organi utilizzati successivamente per la donazione. È lecito ritenere che, se tale processo funziona per la conservazione delle cellule cerebrali, funzionerebbe anche dopo il danneggiamento di organi meno sensibili, in maniera tale da mantenerli attivi per molte più ore, magari in attesa di un trapianto.”

Cosa ci vuole per rianimare le cellule cerebrali?

Questa scoperta ha richiesto lo sviluppo di tre processi unici, hanno detto i ricercatori:

  1.  Una soluzione chimica simil-sangue appositamente studiata per preservare le cellule cerebrali prima della loro morte.
  2. Un dispositivo capace di far circolare in sicurezza la soluzione chimica nelle cervello.
  3.  Procedure chirurgiche per isolare il cervello e collegare le arterie e le vene essenziali.

I ricercatori di Yale hanno chiamato la loro creazione BrainEx, e per testarlo, tengono a precisare, di aver utilizzato solo cervelli provenienti da maiali già precedentemente macellati per uso alimentare, senza dunque, aver sacrificato nessun animale per la ricerca. L’obiettivo non era quello di ripristinare la consapevolezza nel cervello, continua il dottor Latham. La sostanza chimica, creata artificialmente in sostituzione del sangue, conteneva sedativi che hanno bloccato qualsiasi attività neuronale.

La scoperta potrebbe un giorno aiutare quelli con ictus, malattie del cervello.

Lo studio è un enorme passo avanti che rimette in gioco molte ipotesi preesistenti nelle neuroscienze, ha affermato la bioeticista, Nita Farahany, professoressa e direttore fondatore della Duke Science & Society alla Duke University.

“Si tratta di un passo avanti molto importante per quanto riguarda lo studio di nuove terapie, capaci, magari in un futuro non troppo lontano, di alleviare la tremenda quantità di sofferenza umana che si verifica a seguito di malattie del cervello”, ha detto Farahany.

Restano tuttavia i dubbi etici e morali, che gli stessi ricercatori si sono posti. I comitati etici dovranno intervenire rapidamente e contribuire a creare linee guida “moralmente accettabili” in base alle quali una ricerca come questa possa essere perseguita in modo responsabile, concludono i ricercatori.