Esplode la sinistra, forse esplode il Pd. Sembra un tutti contro tutti nell’ambiente del centrosinistra renziano e non, dopo il risultato non certo positivo delle recenti Elezioni Amministrative. Un cocente passo indietro, così come cocente sono risultate le sconfitte inaspettate di Genova e L’Aquila.
Entrambe le città conquistate dal centrodestra, con la prima che va ad implementare il cosiddetto modello Liguria con un centrodestra ampio nel quale anche gli alfaniani di Alternativa Popolare fanno parte. Vera sconfitta invece, senza attenuanti, quella de L’Aquila.
Ed ecco quindi che, a poche ore dai risultati definitivi, è cominciato uno scarica barile di responsabilità. Perché se la vittoria ha molti padri, la sconfitta sembra essere sempre orfana. Campo Progressita e Articolo1-Movimento Democratici e Progressisti, due recenti contenitori del centrosinistra non renziano, si incontreranno a Roma nei prossimi giorni per discutere su possibili punti di convergenza in vista delle prossime Elezioni Politiche.
Ma gli attacchi al Pd renziano sembrano venire non solo da forze politiche esterne al progetto democratico. Se anche due padri nobili, che hanno creduto sin dal primo momento in un partito nuovo, come fu quello democratico agli albori, hanno da ridire sull’operato del segretario fiorentino, allora forse la situazione sembra essere molto più complessa rispetto al solito. Nello specifico, sia Romano Prodi che Walter Weltroni sembrano non essere affatto d’accordo con la linea politica portata avanti da Matteo Renzi.
E’ stato proprio l’ex sindaco di Firenze a mettere alla porta il Professore, che nelle ultime settimane tanto si era speso per riunire il centrosinistra interloquendo con il Campo Progressista di Giuliano Pisapia e con Articolo 1 di D’Alema e Bersani. Sembra che tutto ciò non sia stato gradito. Un altro potente del Pd, il ministro Dario Franceschini, che nutre una schiera di fedelissimi parlamentari non certamente di poco rilievo, ha affidato a twitter il commento di quanto sta accadendo in queste ore: “bastano questi numeri per capire che qualcosa non ha funzionato? Il Pd è nato per unire il centrosinistra non per dividerlo”.
Qualcuno direbbe, più chiaro di così? Così come non le ha mandate a dire al segretario fiorentino, il Presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini: “ci sono pezzi di società che stanno voltandoci le spalle, quando ti senti autosufficiente rischi di sfiorare l’arroganza”. Un tutti contro tutti, aspettando la direzione nazionale del Pd che dovrebbe esserci il prossimo 12 Luglio. Una sinistra frammentata e divisa. Senza voler parlare del costante atteggiamento antirenziano di Sinistra Italiana, compagine politica nata dall’unione di SEL e fuoriusciti del Pd.
Una storia tutta da scrivere quella del centrosinistra, che potrebbe trovare una quadra attorno alle primarie di coalizione così come avvenne nel 2006, quando il professore Romano Prodi fu designato quale candidato premier di un’ampia colazione che vedeva insieme anche Rifondazione Comunista, Verdi ed Udeur di Mastella. Insomma fu allora una coalizione per vincere le Elezioni, non certamente per governare, perché proprio quell’esperienza governativa durò poco più di 18 mesi. La storia, si dice, sia un eterno ritorno. Sarà così anche stavolta?