Oggi 17 novembre si celebra la giornata del Gatto Nero. Oltre due milioni di gatti neri popolano la nostra Italia, di cui circa la metà vive in famiglie mentre tutti gli altri vagano per le strade cittadine. Quella organizzata quest’anno risulta essere la tredicesima edizione del “Gatto Nero Day”, una giornata di festa e non solo. Infatti, la manifestazione nasce per dichiarare guerra a quanti, ancora oggi, credono a tutte quelle superstizioni che vedrebbero il gatto nero portare sfortuna. Molti, infatti, sono le persone che ancora oggi alla visione di un gattino nero si fermano e mettono in pratica gli scongiuri del caso o ancora attendendo il passaggio di qualche altra macchina, prima del loro. Insomma, una credenza popolare che negli anni ha tanto danneggiati quei piccoli animali che spesso ritroviamo abbandonati solo per il loro colore. Quest’anno, però, la manifestazione organizzata come di consueto dall’Aidaa, Associazione Italiana Difesa Animali e Ambienti, non metterà in scena grandi festeggiamenti per rispettare il dolore delle città italiane toccate dal terremoto dei scorsi giorni. Da oggi 17 novembre sino a domenica 20 sarà possibile far visita ai rifugi, circa un centinaio in tutta Italia, che hanno aderito alla giornata del pre – affido dei gatti neri.
LA CREDENZA POPOLARE
L’erronea credenza popolare che considera i gatti neri come portatori di sfortuna ha origini antichissime e si è tramandata in modo inossidabile di epoca in epoca. L’origine del misterioso potere attribuito ai gatti neri è da ricercarsi nell’antico Egitto, paese in cui il culto della dea Bastet, la dea gatto, rese i gatti animali sacri. Ma il gatto era anche vicino ad un altro culto, quello della dea Iside (Artemide per i Greci e Diana per i Romani), che era la dea della notte, il cui colore era appunto il nero. La notte è sempre stata per l’umanità motivo di paura, ma ha anche esercitato una seduzione magica. La notte è il momento in cui, sia mentalmente sia fisicamente, si allenta il livello di attenzione e tensione e si diventa facili prede dei sogni e dell’immaginazione e, quindi, potenzialmente vittime più indifese di poteri oscuri e misteriosi.
Ma Iside era anche la Dea della fortuna e da qui ebbe inizio un altro filone delle credenze legate al gatto nero, opposto a quello più noto: anche lui, incarnazione animale della Dea, aveva poteri protettivi. Presso i Romani e altri popoli dell’antichità un gatto nero, per esempio, era considerato di buon auspicio sulle navi.
Il Cristianesimo segnò però la fine dei culti pagani. I gatti per molti secoli non godettero di grande fortuna. Nei suoi riguardi si operò in modo atroce: si seppellirono i gatti per “seppellire” i culti pagani.
I missionari cristiani usarono la contraddittoria percezione del gatto a loro vantaggio e diffusero l’idea che per assicurarsi un buon raccolto fosse necessario seppellire nel campo, durante la semina, un gatto nero. Non contenti, introdussero anche la tradizione di sacrificare un gatto come “ringraziamento” per il raccolto.”
Per quel che riguarda il gatto nero, le credenze si divisero in due “correnti di pensiero” opposte: gli furono attribuiti sia poteri negativi (portare sfortuna), sia, al contrario, poteri positivi (portare fortuna), come accadde nei paesi anglosassoni, dove si diffuse l’idea che chi riusciva a conquistare la simpatia di una di queste piccole panterine, avrebbe incontrato buona fortuna sul suo cammino.
Secondo questa tradizione un gatto nero portava, dunque, benessere, amore e soldi. Ne sono ancora testimonianza alcuni proverbi inglesi: “Se un gatto nero viene perduto, mille guai capiteranno alla famiglia”, “Quando il gatto di casa è nero la ragazza senza amore non resterà davvero, “Bacia il gatto nero e ti farà grasso; bacia il gatto bianco e ti farà magro.” Si pensa anche che un gatto nero tenuto in casa, assorbendo le energie negative, le neutralizzi e tenga quindi al sicuro da loro la famiglia.