Servizio sociale, quali modelli teorici adottare? Il modello unitario

Cosa è un modello teorico? Nelle scienze sociali con il termine modello  s’intende uno “schema teorico di riferimento” non assimilabile totalmente con una teoria, ma che può essere orientato alla sua costruzione (Dal Pra Ponticelli).

Si può affermare che i modelli svolgano 3 funzioni:

  1. una funzione euristica e orientativa della prassi, permettendo di guidare l’analisi della realtà e l’operatività di chi in essa agisce;
  2. una funzione interpretativa, permettendo di costruire gli indicatori di verifica dei risultati conseguiti in relazione agli obiettivi posti a fondamento dell’azione;
  3. una funzione esplicativa della realtà stessa, permettendo di costruire la teoria a partire dall’osservazione della realtà.

Fanno riferimento, quindi, sia a tecniche induttive che, partendo dalla osservazione diretta della realtà, arrivano a formulare generalizzazioni, sia a tecniche deduttive che, a partire dalla costruzione teorica, cercano di illustrare e spiegare la realtà. Il modello è, pertanto, lo strumento indispensabile per un lavoro scientifico, in funzione dell’accumulazione del “sapere per il fare”.

Da dove nasce il modello unitario?

Il modello unitario è stato elaborato da Goldstein, nel 1973, si rifà alle teorie di orientamento ecologico-sistemico che considerano le persone come sistemi condizionati da forze interne ed esterne (la persona nel corso della sua esistenza può incontrare difficoltà e imbattersi in crisi esistenziali per vari motivi: mancanza di conoscenza o esperienza, incapacità di gestire ruoli e relazioni).

Queste forze interagiscono con il sistema di cambiamento che l’assistente sociale rappresenta, in un processo di apprendimento di conoscenze e comportamenti che conducono al superamento dei problemi esistenziali.
Compito del servizio sociale è la gestione dell’apprendimento sociale e del cambiamento. Le azioni dell’assistente sociale presuppongono la presenza di intenzionalità (presenza di un progetto); consapevolezza (conoscenze attraverso cui raggiungere gli obiettivi);

strategia (modalità attraverso cui raggiungere gli obiettivi) e relazioni interpersonali (contatti con le persone). Centrale, dunque, la funzione del rapporto professionale. L’azione del professionista dell’aiuto è volta contemporaneamente all’utente (per favorire l’apprendimento di nuovi schemi di comportamento, per potenziare la conoscenza dei propri bisogni, delle proprie motivazioni e delle proprie aspettative) e all’ambiente (promozione delle risorse familiari, istituzionali e comunitarie che veicolano il cambiamento).

Il procedimento metodologico si realizza in maniera unitaria, prendendo in considerazione tre variabili tra loro collegate:  strategia: attività di studio e valutazione della situazione, fissazione degli obiettivi,

  1. pianificazione e attuazione dell’intervento, conclusione e verifica; bersaglio: oggetto dell’intervento, che può essere costituito da individuo, famiglia, gruppo,
  2. istituzione, comunità; fasi dell’attività operativa: fase iniziale (contatto con la persona); fase centrale
  3. (trattamento); fase finale (conclusione e verifica).

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