Riforme 357 sì e 125 no – Terzo sì alla Camera, con 357 Sì, 125 no e 7 astenuti, al ddl Boschi che torna all’esame del Senato per l’avvio della seconda lettura, trattandosi di riforme costituzionali, e lascia dietro di sé la spaccatura di Forza Italia e l’ostruzionismo dei 5 stelle. Avendo ottenuto “solo” 375 sì, e dunque al di sotto del quorum dei due terzi previsti dalla Costituzione per evitarlo, il cammino delle riforme prevede anche un referendum cui Renzi guarda già avanti “la parola finale ai cittadini” a conferma del cammino riformatore ben avviato.
Un voto segnato dalle polemiche all’interno dei principali gruppi parlamentari. Nel Pd, la minoranza vota a favore ma annuncia linea dura sull’Italicum. Alle critiche di esponenti dem risponde il ministro Boschi: “Ci confronteremo nelle prossime settimane. L’importante è non interrompere il percorso delle riforme”. Forza Italia vota no ma in 17 scrivono documento critico: “Il gruppo non è né unito né persuaso dalla linea che è stata scelta”. Sel vota mostrando copia della Costituzione. I grillini escono dall’aula contestando la linea del premier. Toninelli: “Rovinano la Carta, metodi fascisti”.
Maria Elena Boschi , Si va avanti. #Lavoltabuona
“La Camera approva riforme costituzionali. Si va avanti. #Lavoltabuona”. Questo il tweet del ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, dopo il via libera finale della Camera al ddl che porta il suo nome. Il suo messaggio precede di poco quello di Matteo Renzi: “Voto riforme ok alla Camera. Un Paese più semplice e più giusto. Brava @meb, bravo @emanuelefiano, bravi tutti i deputati magg #lavoltabuona” scrive il premier, ringraziando i nick del ministro Boschi, del relatore di maggioranza e della stessa maggioranza di governo
Renzi su Facebook: “Vicina fine bicameralismo, qualcosa si muove”
Stamani la Camera ha approvato in seconda lettura le riforme costituzionali. La fine del bicameralismo paritario è più vicina, l’Italia diventerà un paese più semplice, più giusto e più veloce
Sempre stamani l’Eurogruppo ha dato il via libera alla nostra legge di stabilità, la legge che ha tagliato 18 miliardi di tasse (80 euro e irap) Sono stati così smentiti tutti coloro che nei mesi scorsi avevano pronosticato la bocciatura. L’Europa ci ha dato il via libera, perché ha visto i nostri conti e le nostre riforme e poi perché, in questo anno, un periodo in cui abbiamo fatto un lavoro straordinario, l’Europa è cambiata. Le parole d’ordine che prima erano stabilità e austerità sono diventate crescita, riforme e investimenti. Settore nel quale l’Italia sarà protagonista, contribuendo attraverso Cassa Depositi e Prestiti con 8 miliardi di euro al fondo europeo per gli investimenti strategici, il cosiddetto piano Juncker.
Fino a qualche settimana fa nei media se si parlava di jobs act era perché si dovevano raccontare le proteste di chi non lo voleva, ora che è in vigore si inizia a fare la contabilità delle assunzioni.
C’è ancora molto da fare, lo sappiamo. E lo faremo. Ma intanto qualcosa si muove. E nell’Italia che era immobile da anni già questa è una notizia. Forza, che è davvero la volta buona
Pd compatto sul sì con riserva
Nel Partito democratico, dopo la lunga riunione di ieri, ha alla fine prevalso la linea del capogruppo Roberto Speranza, favorevole al sì. Anche Cesare Damiano ha sottolineato stamattina che Area riformista avrebbe votato a favore per «certificare lo sforzo compiuto dalla minoranza per migliorare il testo di partenza». Ma in Aula Rosy Bindi, Gianni Cuperlo e Alfredo D’Attorre hanno detto chiaramente che si tratta del loro ultimo sì e sono tornati a invocare modifiche alla legge elettorale. Tra i democratici non hanno partecipato al voto 18 deputati, tra cui Pippo Civati, Stefano Fassina e Francesco Boccia. In tre si sono astenuti. Sinistradem, la minoranza che fa capo a Cuperlo, ha inviato un aut aut sottoscritto da 24 deputati: «Nel caso in cui il Governo rifiutasse di riaprire il confronto sulle ipotesi di miglioramento avanzate da più parti, ciascuno si assumerà le proprie responsabilità».
Bersani: «Ora Italicum senza modifiche è invotabile»
Che la battaglia si sia spostata sul terreno dell’Italicum è lampante. Valgono per tutti le parole di Pier Luigi Bersani: «La legge elettorale, se non viene toccata, così com’è non è votabile». «Oggi abbiamo votato la riforma della Costituzione con senso di responsabilità e abbiamo dato il via libera chiedendo però modifiche, sempre nella lealtà della discussione», ha aggiunto Bersani: «Il combinato tra legge elettorale e riforma costituzionale ci consegna una deformazione seria dell’equilibrio democratico» perché «abbiamo una Camera di eletti fra virgolette, nel senso che c’è un sistema iper maggioritario con deputati in maggioranza nominati – e, per i partiti minori, nominati al cento per cento – e senza nemmeno saper individuare il nominante. Senza modificare la legge elettorale, ci metteremo in una situazione sconosciuta alle democrazie del mondo».
Fi vota no. Berlusconi: «Noi uniti, basta protagonismi»
«Le cassandre che sui giornali descrivevano il nostro come un movimento politico lacerato, diviso in mille fazioni e pronto a esprimersi in ordine sparso, sono state smentite dal senso di responsabilità dei nostri rappresentanti», ha commentato Silvio Berlusconi, che ha avvisato: «Oggi si apre una nuova era di centralità per il nostro movimento politico. Mi auguro che tutti lavorino per portarla avanti con armonia, rinunciando a qualche protagonismo di troppo e a qualche distinguo dal sapore un po’ strumentale». Ma le tensioni sono state forti. La linea del “no”, caldeggiata dal capogruppo alla Camera Renato Brunetta e dall’eurodeputato Raffaele Fitto, è stata digerita a fatica da chi non smette di credere nella possibilità di una ricucitura del Patto del Nazareno.
I verdiniani: «Profondo disagio»
Non è un caso che 17 deputati vicini a Denis Verdini, uno dei maggiori sponsor del Nazareno, hanno sottoscritto una lettera in cui hanno spiegato di aver votato no «con profondo disagio e dissenso». E si sono rivolti direttamente a Berlusconi: «Non comprendiamo come in questi ultimi mesi si sia persa la cognizione di quali siano i luoghi decisionali all’interno del partito».
Fitto: «Benvenuti tutti all’opposizione»
«Oggi benvenuti tutti all’opposizione», ha commentato sarcastico dopo il voto Fitto. Che già guarda al futuro: «Ora l’essenziale è che non ci sia la riserva mentale, nel prossimo passaggio al Senato, una volta passate le elezioni regionali, di riprendere a fare pasticci come è accaduto fino a quindici giorni fa».
M5S: rovina della Costituzione con metodi fascisti
Duro l’intervento di Danilo Toninelli (M5S) per la dichiarazione di voto finale: «È davvero doloroso per me essere qui oggi, ma ci sono per testimoniare la contrarietà del M5s a un tentativo di rovina della Costituzione imposto con metodi fascisti».
Vendola: stravolto fondamento della vita democratica
Un giudizio severo è arrivato anche da Nichi Vendola di Sel: «La Costituzione è il fondamento della vita democratica. E stravolgerla con la logica dei colpi di mano nella direzione sbagliata è grave. Questa cosiddetta riforma serve a dare sempre più potere a chi il potere ce l’ha, e a rendere il popolo sempre più una comparsa sulla scena della vita pubblica».