“Pino Daniele. Il tempo resterà”, docu-film, scritto e girato da Giorgio Verdelli e dedicato al cantautore scomparso il 4 gennaio del 2015. Anteprima del 19 marzo al S. Carlo di Napoli. In programmazione in tutta Italia nei giorni del 20, 21 e 22 marzo 2017. Veramente toccante ed emozionante il docu-film dedicato al ricordo di Pino Daniele, a due anni dalla morte. Si alternano fin dall’inizio immagini del giovane cantautore con quelle più recenti, versioni prime ed ultime dei testi delle canzoni a noi tutti suoi fan tanto care. Il film non segue un ordine cronologico dunque, pur rievocando gli esordi nel 1976 e l’ultimo concerto al Palapartenope di Napoli nel Dicembre 2014, ma sviluppa la memoria dell’artista attraverso il discorso corale- di chi ha condiviso con lui l’esperienza musicale – i cui capisaldi sono: il tempo,la musica e Napoli.
Il tempo, è declinato come scansione musicale, cioè ritmo, pausa e come storia. Proprio Pino Daniele, all’inizio del film, interrogato sul tempo dice: “noi siamo nel tempo e il tempo resterà”. Questa frase, ascoltata oggi, sembra riferita al destino stesso dell’artista; sembra una dichiarazione a futura memoria della sua musica.
D’altra parte il tempo per un musicista è un elemento fondamentale sia per la composizione musicale sia perché la sua scansione è importante dal punto di vista sociale. E nel caso di Pino Daniele questo è vero in particolare. La sua capacità di attingere alla melodia tradizionale napoletana e fonderla con ritmi blues e jazz, la necessità di unificare queste culture diverse per creare una musica contemporanea, in lingua napoletana, capace di giungere ai cuori di giovani e meno giovani, di unire fasce sociali diverse, rivela la forza sociale unificante delle sue canzoni.
La musica, la buona musica è fondamentale nella sua esperienza. Egli fin dall’inizio struttura il suo gruppo con validissimi musicisti: James Senese, Joe Amoruso, Tullio De Piscopo, Tony Esposito, Marco Zurzolo. Ma soprattutto l’impianto musicale è sempre di grande validità, in tutti i suoi brani. Ezio Bosso spiega nel film che la sua musica ha un impianto polifonico che sa di antico, come i madrigali. D’altra parte Napoli ha una tradizione musicale importantissima che lascia traccia di sé in ogni artista. Pino Daniele aveva assistito allo spettacolo della Gatta Cenerentola con la Nuova Compagnia di canto Popolare ed era rimasto incantato da quello spettacolo di Roberto De Simone. Commovente nel film è vedere la sua raccolta di dischi, le chitarre, gli appunti su un’agenda dei testi delle canzoni, le pagine degli spartiti musicali composti e i filmati dei concerti di Caracalla e di Pescara nel 1980.
Infine Napoli, i suoi rumori, i suoi ritmi, la sua lingua,” i suoi mille colori”, Napul’è, rappresenta l’elemento unificante della musica di Daniele. La città è un sogno ed una realtà, un intimo legame, ma anche un luogo da tenere distante, come spesso aveva dichiarato in numerose interviste. Certo è che è stata la fonte delle meravigliose melodie che ci accompagnano e continueranno ad accompagnare i nostri momenti più dolci.
Un lungo elenco di artisti sono intervenuti a raccontare i loro incontri con Pino: Clementino, Massimo Ranieri, Stefano Bollani, Vasco Rossi, Peppe Lanzetta, Enzo Gragnaniello, La Nuova Compagnia di Canto Popolare, Ezio Bosso. Mentre i cinque musicisti James Senese, Joe Amoruso, Tullio De Piscopo, Tony Esposito, Marco Zurzolo a bordo di un bus della linea 157 dal nome “Vaimò”, guidato da Enzo Decaro, attraversano smarritiNapoli fino a piazza Plebiscito, luogo simbolico e memorabile di un concerto del settembre 1981 e del funerale di Pino Daniele.
di Bianca Maria Paladino