Pasolini a quarant’anni dalla morte: al cinema “Salò o le 120 giornate di Sodoma”

Pier Paolo Pasolini oggi avrebbe 93 anni. Invece morì nel 1975, quando ne aveva appena 53. Vittima di un giovane omosessuale, fu ammazzato ad Ostia. Pasolini un intellettuale eclettico, scrittore e poeta, un regista che ai suoi tempi fu poco apprezzato dalla critica.  Un artista incompreso, detestato dai conservatori, e dai letterati virtuosi,  a distanza di 40 anni dalla sua morte, viene celebrato dai media come un grande artista del secolo scorso, uno dei personaggi più influenti e decisivi di quel tribolato periodo, attraversato da scontri sociali, lotte armate, fermenti rivoluzionari, realistico, riuscì a scrivere dei mutamenti della società. Nella critica letteraria si pone contro la resistenza al fascismo dei poeti ermetici, approda poi al marxismo come ideologia che consente un approccio attivo alla realtà, al fine di (tentare di) trasformarla.  Lui vedeva  gli estremisti di sinistra come apparenti rivoluzionari, ma in realtà assetati di potere e avversi all’individuo problematico e veramente rivoluzionario: così i diversi sono “scandalo per gli integrati, stoltezza per i dissenzienti.” Sul cinema di Pasolini riportiamo l’immagine del montaggio morte, che lui analizzava come, il cadere nel vuoto di innumerevoli atti non significativi della vita e da parte di chi rimane c’è la memoria delle poche azioni o parole che hanno dato un senso a quella vita ormai finita.

Tra le sue opere cinematografiche ricordiamo : a partire dal 1954, come sceneggiatore (con M. Soldati, La donna del fiume; con F. Fellini, Le notti di Cabiria; con M. Bolognini, Marisa la civetta, Giovani mariti, La notte brava, Il bell’Antonio, La giornata balorda; e, fra i tanti, con B. Bertolucci, La commare secca, autore anche del soggetto). P. dapprima trasferì i frutti della sua ricerca narrativa (Accattone, 1961; Mamma Roma, 1962; La ricotta, episodio del film collettivo Ro.Go.Pa.G., 1963, condannato per vilipendio alla religione di stato), reinventando un linguaggio cinematografico autonomo di alta qualità figurativa (P. era stato allievo di R. Longhi a Bologna). Il linguaggio di P. approdò a risultati più compiuti ne Il Vangelo secondo Matteo (1964), in cui l’armonica fusione del cinema con la letteratura, la pittura e la musica diede l’avvio a quel “cinema di poesia” di cui P. doveva essere in Italia uno dei più convincenti teorici (Il cinema di poesia, 1965; Osservazioni sul piano sequenza, 1967; Empirismo eretico, 1972). Su questa linea, i film che seguirono, soprattutto Edipo re (1967), Teorema (1968) e Medea (1969), accesi da un realismo visionario che, nonostante scarti e manifeste libertà, sorregge poi anche gl’impegni drammatici e linguistici dei film della “trilogia della vita” (o, come altri l’hanno definita, “dell’Eros”), partiti alla riscoperta del sesso attraverso una rilettura delle fonti della grande favolistica mondiale: Decameron (1971), I racconti di Canterbury (1972), Il fiore delle Mille e una Notte (1974). L’ultimo film, uscito postumo, Salò o le 120 giornate di Sodoma (1976), luttuosa metafora del potere e interpretazione in chiave provocatoria del libro omonimo di Sade. Non vanno dimenticati Che cosa sono le nuvole? (dal film collettivo Capriccio all’italiana, 1968) e Porcile (1969). Rimane un grande esempio del cinema d’inchiesta Comizi d’amore (1965), indagine sulla sessualità nell’Italia dei primi anni Sessanta, condotta da P. insieme a Moravia e Musatti. Esemplare parabola della storia d’Italia, dalla predicazione francescana ai funerali di Togliatti, è Uccellacci e uccellini (1966), ultima “legenda aurea” della civiltà italiana.

Pier Paolo Pasolini (Bologna, 5 marzo 1922Roma, 2 novembre 1975) è stato un poeta, scrittore, regista, sceneggiatore,drammaturgo, giornalista ed editorialista italiano.

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È considerato uno dei maggiori artisti e intellettuali italiani del XX secolo. Dotato di un’eccezionale versatilità culturale, si distinse in numerosi campi, lasciando contributi come cineasta, pittore, romanziere, linguista, traduttore e saggista non solo in lingua italiana, ma anche friulana.

Attento osservatore dei cambiamenti della società italiana dal secondo dopoguerra sino alla metà degli anni settanta, suscitò spesso forti polemiche e accesi dibattiti per la radicalità dei suoi giudizi, assai critici nei riguardi delle abitudini borghesi e della nascente società dei consumi, come anche nei confronti del Sessantotto e dei suoi protagonisti. Il suo rapporto con la propria omosessualità è stato al centro del suo personaggio pubblico.