La non tanto fantasiosa, almeno nel nome, scissione nel Partito Democratico, avvenuta qualche giorno fa con conseguente creazione dei DP, ovvero Democratici e Progressisti, e’ l’ultima di una serie quasi imbarazzante.
Le Elezioni Politiche del Febbraio 2013, oltre a consegnarci un esito del tutto incerto con una sostanziale ingovernabilità, ci pone un Parlamento formato da tre grandi forze politiche, Popolo della Libertà, Movimento 5 Stelle e Partito Democratico, oltre che schiera di parlamentari montani di Scelta Civica e Udc, Lega Nord, Fratelli d’Italia, Sinistra Ecologia e Libertà, Autonomisti e Centro Democratico di Bruno Tabacci.
I primi a staccarsi, in ordine di tempo, sono alcuni parlamentari del PDL, che formano il gruppo GAL (Grandi Autonomie e Libertà). Uno di quei gruppi che esiste solo in ambito parlamentare, senza alcuna strutturazione partitica o territoriale. La rottura definitiva del PDL avviene a fine 2013, quando il ritorno a Forza Italia e il passo indietro di Berlusconi sulle larghe intese con il Governo guidato da Enrico Letta, portano una schiera di parlamentari e ministri azzurri a creare il Nuovo Centro Destra.
Da Forza Italia, usciranno, un anno dopo, anche i Conservatori e Riformisti di Raffaele Fitto, che, proprio nelle scorse settimane ha dato il via ad un nuovo restyling del suo partito: ora si chiama Direzione Italia. Anche la coppia storica Bondi – Repetti, da sempre fedelissimi del Cavaliere, escono da Forza Italia per battezzare la componente di Insieme per l’Italia. Ultimo, in ordine di tempo, a salutare il partito azzurro, e’ Denis Verdini. Nasce così ALA, con appoggio incondizionato alle Riforme Costituzionali di Matteo Renzi. Proprio dall’Alleanza tra ALA, Maie e Scelta Civica nascerà un nuovo gruppo parlamentare.
Effettivamente, il percorso dei montiani, che nel 2013 avevano raccolto un 10% di voti, risulta essere alquanto frastagliato. Dopo il divorzio tra Udc e Scelta Civica infatti, il viceministro dell’Economia Enrico Zanetti, porta via il simbolo al resto del gruppo, per approdare con la nuova sigla Scelta Civica – Cittadini per l’Italia verso i lidi verdiniani di cui sopra.
Gli orfani montiani, senza più simbolo, fonderanno quindi i Civici ed Innovatori. L’Udc, per il dopo divorzio con gli ormai ex montiani di Scelta Civica, si fonde in matrimonio con l’NCD di Angelino Alfano. Nascono così i gruppi parlamentari di Area Popolare. La campagna referendaria però crea nuove rotture: il leader storico PierFerdinando Casini esce dall’Udc lasciando il simbolo nelle mani dell’europarlamentare Lorenzo Cesa, che, proprio negli ultimi giorni, sta lavorando per l’ingresso nel partito dallo scudo crociato di alcuni ex verdiniani di ALA. I fuoriusciti dall’Udc creano Centristi per l’Europa, che elegge a coordinatore nazionale il siciliano Gianpiero D’Alia.
I fuoriusciti dal M5S, che pochi non saranno, andranno a rimpinguare i numeri di gran parte dei partiti presenti in Parlamento. Altri invece riporteranno in Parlamento i simboli ormai dimenticati: rinasceranno infatti Italia dei Valori, che vede Antonio Di Pietro ormai lontano mille miglia, e il Partito dei Verdi. Anche il Partito Democratico vive le sue divisioni: dal gruppo dem esce Pippo Civati che fonda Possibile, trovando alleanza con i fuoriusciti usciti grillini di Alternativa Libera.
Dagli altri fuoriusciti dal PD, nasce invece Sinistra Italiana, che trova proseliti in SEL di Nichi Vendola. Segretario nazionale di questa nuova compagine, eletto pochi giorni fa, e’ il deputato Nicola Fratoianni. Dal PD, dopo estenuanti lotte interne, escono anche Pierluigi Bersani, Roberto Speranza ed Enrico Rossi, governatore della Toscana. Fondano i DP (Democratici e Progressisti).
Dalla Lega Nord invece, già a metà del 2015, escono gli esponenti che fanno capo al sindaco di a Verona Flavio Tosi. Insieme vanno a formare un nuovo partito politico denominato ‘’Fare!’’ con appoggio esterno al governo Renzi prima e Gentiloni poi. E’ tutto più chiaro? Ho i miei dubbi. Per meglio comprendere la galassia delle sigle partitiche presenti nel nostro Parlamento, potrebbe senz’altro aiutarvi il video realizzato da Renato Benedetto per CorriereTv. Eppure con tutta questa possibilità di scelta, il 45% degli italiani dichiara, ancora oggi, di non volersi recare alle urne. Proprio su questo dovremmo riflettere.