Sergio Mattarella primo nome del Pd – Domani inizieranno le votazioni per l’elezioni del Presidente della Repubblica Italiano. La mossa a sorpresa del movimento 5 stelle che propone una rosa di 10 nomi con inclusi Bersani e Prodi, qualche ora fa anche Matteo Renzi ha espresso la sua prima preferenza, si tratta di Sergio Mattarella. Berlusconi non sarebbe contento, Bersani e la minoranza Pd sarebbero pronti a convergere sull’ex ministro e membro della Corte Costituzionale. Il Cavaliere oppone grande resistenza e ai grandi elettori di Forza Italia dichiara: “Il candidato non c’è”. Anche se successivamente aggiunge “a nessuno conviene far saltare l’accordo”. Si va avanti a trattare, dunque: Berlusconi e Renzi si rivedranno domani mattina.
Ma intanto anche i 5 Stelle provano a giocare la loro partita. E nella rosa di dieci nomi decisamente di spessore che sottoporranno al voto della Rete spuntano Romano Prodi e anche lo stesso Bersani. Le votazioni online per i 5 stelle inizieranno alle 9 del mattino fino alle 15 del pomeriggio. Domani alle 15 da Montecitorio Laura Boldrini e Valeria Fedeli dichiareranno aperta la prima votazione per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Se il nome scelto dagli iscritti Grillini risultasse uno tra Prodi e Bersani si aprirebbero scenari interessanti. La minoranza democratica sarebbe pronta a votarli e i renziani vedrebbero scricchiolare il Patto del Nazareno.
Il pd però sembra intenzionato a puntare su Mattarella, Renzi, fanno sapere dalla sede del partito ha proposto un nome che potrebbe essere condiviso da tutti i parlamentari. “Ha le caratteristiche per unire”, dice l’ex ministro Stefano Fassina. Intanto Matteo Renzi sembra disposto a farsi valere anche riguardo il patto del Nazareno; “Partiamo dal Pd. Sono un contraente del patto del Nazareno ma non accetto che Fi metta il veto a un nome di area dem”. Ai suoi parlamentari Renzi conferma che nelle consultazioni quasi tutti hanno chiesto un politico e che si punta a chiudere entro sabato. Ribadendo: “Non chiedo lealtà ma consapevolezza” che il Pd qui “si gioca la sua leadership”, soprattutto dopo il fallimento del 2013.