Mal di testa senza segreti: fotografato cervello durante l’emicrania, svelato il mistero

Ancora una volta la ricerca medica Italiana protagonista nel panorama mondiale della medicina. A finire sulla copertina della più importante rivista medica di settore “Cephalalgia”, sono stati un gruppo di ricercatori Napoletani della seconda Università degli studi di Napoli. Gli studiosi sono riusciti a fotografare per la prima volta in assoluto cosa accade al cervello quando si è affetti dall’emicrania. La foto riprende nei minimi particolari una macchia,  in termini tecnici, Aura Visiva, che si estende o si contrae ogni volta che il dolore provocato del mal di testa aumenta o diminuisce.

La svolta sulle diagnosi

Lo studio da nuova linfa nella corretta stesura delle diagnosi, riuscendo ora, a comprendere e classificare i vari mal di testa. Grazie alle fotografie delle aree interessate, non ci saranno più ritardi .Le diagnosi, e dunque la cura ad esse associate saranno immediate.La ricerca ha inoltre evidenziato come oltre il 15% delle persone soffra di emicrania più o meno intensa. Non solo mal di testa, grazie allo studio sarà inoltre possibile capire se il paziente affetto da emicrania potrebbe avere anche problemi alla vista e all’udito.

emicrania

La Ricerca

Circa 1200 sono stati i pazienti presi in esame e ai quali è stata scattata una “fotografia al cervello”,  le immagini hanno evidenziato come le Aure visive si presentino in modo differente a seconda della tipologia di mal di testa.

“Quello che abbiamo fatto nel nuovo lavoro  è studiare pazienti con risonanza magnetica funzionale, analizzando il loro cervello a riposo, senza attacchi, chiedendo al paziente di stare tranquillo. E quello che abbiamo visto è che nei pazienti che soffrono di emicrania con aura quelle aree visive sono comunque attivate, anche a riposo e lontano dagli attacchi di mal di testa. Come se soffrire di emicrania con aura imprimesse una ‘orma digitale’ al cervello del paziente, rendendolo riconoscibile rispetto a pazienti con emicrania senza aura. Questo ci permette di dire che queste due forme non sono aspetti diversi della stessa malattia, ma malattie diverse, con ripercussioni sulla diagnosi e sulla terapia”.

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