Editoriale – In Belgio per la prima volta dall’adozione sulla legge sull’eutanasia nel 2014, è stata applicata l’eutanasia su un minore, che ha chiesto espressamente di morire. Ieri la notizia su tutti i quotidiani ha scosso le coscienze di chi è a favore e non sul fin di vita. Il Belgio è l’unico paese al mondo che autorizza senza limiti d’età l’eutanasia anche di minori “capaci d’intendere e di volere”, nel caso in cui incorrano in una malattia incurabile.
Secondo Il presidente della Commissione federale di controllo e di valutazione dell’eutanasia, il professor Wim Distelmans, ha confermato il caso sottolineando che si è trattata di una situazione eccezionale e disperata. “Fortunatamente non ci sono che pochissimi bambini che vengono presi in considerazione, ma questo non significa che noi dobbiamo rifiutare loro il diritto a una morte degna”, ha dichiarato il professore. L’età del minore non è stata precisata. E’ stato chiarito che aveva una malattia in fase terminale. Secondo la legge, il minore deve prendere l’iniziativa di richiedere l’eutanasia, poi la situazione deve essere studiata da un’ équipe medica e da uno psichiatra o psicologo indipendente. L’eutanasia in Italia ha sempre diviso l’opinione pubblica, ancora di più se a scegliere è un minore. Sulla questione si è aperto un dibattito nazionale, ecco alcune dichiarazioni:
Gian Luigi Gigli, deputato e presidente del Movimento per la vita ha dichiarato che “il pendio scivoloso sul quale da tempo il Belgio si è incamminato sui temi del fine vita rompe oggi un altro tabù con l’applicazione per la prima volta della legge sull’eutanasia dei minori”. IL Belgio è alla deriva!
Mina Welby e Marco Cappato, a nome dell’Associazione Luca Coscioni. “Il Belgio – hanno dichiarato – è il primo Paese al mondo a non girare la testa dall’altra parte di fronte alle condizioni di sofferenza insopportabile che possono colpire anche persone minori. Le regole belghe forniscono sufficienti garanzie per prevenire abusi e sopraffazioni del tipo di quelli che accadono nella clandestinità alla quale condannano leggi come quelle italiane”.
Visioni opposte e differenti, che mettono al centro il tema della vità, come fatto personalistico o comunitario. Nel caso di un minore chi ha deciso per chi?