Non c’è il lieto fine, ma la Scandone esce a testa altissima da questa Final Eight, sconfitta dall’Olimpia MIlano che, anche per il budget speso, è la squadra più forte d’Italia. Avellino è stata orgogliosa e coraggiosa, sostenuta da oltre 1000 persone che hanno ringraziato i propri beniamini a fine partita. Una partita in cui Green e compagni non hanno mai ceduto, si sono ribellati alla sconfitta e hanno cercato in tutti i modi di resistere allo strapotere fisico di Milano. Da martedì ci si rituffa nel campionato, con grande voglia e la consapevolezza che questo gruppo può regalare davvero enormi soddisfazioni fino a maggio.
L’Olimpia prova a mettere le cose in chiaro fin da subito, anche se il primo canestro della finale è di Cervi. Unico vantaggio dei lupi perché, fin da subito, Milano mette la partita sul piano a le più congeniale e, soprattutto, più indigesto per la Scandone: quello fisico. In un amen i meneghini volano 4-12, costringendo ad un subitaneo time out Sacripanti. Quando la Scandone attacca il campo sembra più piccolo, come testimoniano le 7 palle perse del primo quarto dei biancoverdi, ma sono i rimbalzi offensivi a segnare un solco pazzesco. Nel solo primo quarto sono 7, per fortuna non sempre convertiti come testimonia il 2\12 dall’arco dei primi dieci minuti. L’11-21 di fine primo quarto è un affare per i lupi che, nel secondo quarto, iniziano a trovare un minimo di ritmo in attacco. Nessuna palla persa, un paio di spunti di Nunnally (che segna 6 punti in fila), e di Acker, permettono ai lupi di riaccorciare fino al 32-36, anche grazie ad un convincente Pini, più presente rispetto a Leunen, in grossa difficoltà contro gli atleti meneghini. Peccato che l’ennesimo rimbalzo offensivo, (14imo!) permetta a Milano di chiudere su 36-43 il primo tempo, nonostante tiri più del doppio dei biancoverdi (47 contro 25), ma con percentuali inferiori (35% contro 50%).
Repesa lascia Magro in panchina e parte con Macvan da centro che apre il quarto con 5 punti in fila ridando 10 punti di vantaggio ai suoi sul 38-48. Allora Sacripanti prova a mischiare le carte con la zona match up e la cosa funziona: Milano perde alcuni palloni e Avellino riesce a correre in contropiede. Come nel primo tempo, la Scandone arriva a -4 prima di essere ricacciata da una tripla di Cinciarini. I rimbalzi offensivi sono ancora un problema che, ovviamente, la zona accentua maggiormente e Milano prova a riscappare (50-60), ma la Scandone non molla mai e chiude il terzo quarto assolutamente in partita sul 55-60, grazie anche ad una ritrovata presenza a rimbalzo offensivo. L’ultimo quarto si apre con il quarto fallo di Acker, ed è lo stesso giocatore da Compton a perdere una palla esiziale sul -4. Una giocata chiave che, probabilmente, taglia le gambe ai ragazzi di Sacripanti che subiscono un parziale di 4-18 lanciato da Cinciarini e Sanders (eletto Mvp) che porta Milano sul 61-78 con meno di 4 minuti da giocare. E’ praticamente finita, ma questi ragazzi non mollano mai e rientrano con la forza della disperazione fino al -9 (e con Nunnally che sbaglia il lay up del -7). A sigillare la vittoria di Milano è, ovviamente un rimbalzo offensivo (il 19imo), che consente ai meneghini di far scorrere il cronometro e chiudere sul 76-82.