L’emergenza coronavirus, come si è già avuto modo di far rilevare sulle pagine di questo giornale, finirà per accelerare i cambiamenti in atto nella nostra società. Mentre in alcuni settori si dovrà attendere di più, (purtroppo si dovrà pazientare anche per i servizi sanitari, per la piena attuazione dei livelli essenziali di assistenza (LEA) e per i servizi sociali, per i quali sarà necessario fare ricorso alla rete di volontariato e del terzo settore).
la Scuola appare essere in pieno fermento, per aver sperimentato, da subito, in quasi tutti gli istituti di ogni ordine e grado, la didattica a distanza, avviando la svolta della rivoluzione digitale, per ovviare alle conseguenze delle disposizioni imposte dal distanziamento sociale. Si è realizzata nel mondo dell’insegnamento, così, una sorta di alleanza tra famiglie e insegnanti, che ha dato risultati lusinghieri.
Emergenza Coronavirus e scuola a distanza.
Su questi risultati già prendono corpo, forse a ragione, giudizi e valutazioni da parte di psicologi sulle conseguenze che possono interessare gli studenti,” soprattutto quelli più piccoli”, come qualcuno ha osservato, e quelli, che, per l’isolamento forzato subito, hanno completamente perso i contatti con l’istituzione scolastica, perché vivono in situazioni socio-familiari difficili che impediscono loro del tutto l’accesso alla tecnologia digitale.
Per casi come questi risulterebbe insufficiente anche la distribuzione di “tablet” alle famiglie più povere, una scelta adottata nelle decisioni ultime dei responsabili del governo. Sarà compito dei Dirigenti scolastici e della classe docente mettere riparo alle conseguenze di inevitabili discriminazioni che si dovessero verificare. Il D.L. 18/2020, che ha previsto lo stanziamento di 85 milioni di euro per far fronte all’emergenza Coronavirus, consentirà alla scuola statale di guardare con una certa serenità a cosa succederà da qui a qualche mese. Didattica mista, potenziamento della didattica a distanza, classi meno numerose, doppi turni ed anche lezioni all’aperto potrebbero contribuire ad affrontare una realtà che senz’altro risulterà molto complessa.
Ci corre l’obbligo a questo punto sottolineare come la scuola italiana, pur avendo buone fondamenta e sani radici, durante l’emergenza coronavirus, non sembra aver lavorato da subito in direzione dell’attuazione delle idee che già nel 2007 erano emerse nel dibattito sull’innovazione della Scuola. In quell’anno si discusse per la prima volta di un Piano Nazionale per la Scuola Digitale che aveva l’obiettivo di modificare gli ambienti di apprendimento e promuovere l’innovazione digitale. Ma il Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) organico è venuto più tardi, e, dopo diverse versioni, e il relativo documento di indirizzo del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca divenne il pilastro fondamentale de La Buona Scuola, la legge 107/2015, i cui fondi insieme ai Fondi Strutturali Europei ( PON Istruzione 2014-2020) sono stati impiegati prevalentemente a favore dell’innovazione.
Il PNSD dal 2008 al 2012 aveva permesso di attivare una serie di iniziative, a partire dalla introduzione nelle Scuole della Lavagna interattiva Multimediale sino al varo dell’Azione Centri Scolastici Digitali (CSD), utilizzando gli investimenti rilevanti che erano stati messi a disposizione (pari a € 161.279.428 ). Il Miur con il DL 18/2020 ha stanziato 85 milioni di euro per far fronte all’emergenza Coronavirus e consentire alla scuola statale la prosecuzione della didattica a distanza, per dotare le varie istituzioni di strumenti digitali e fornire ai non abbienti, in comodato, gratuito, dispositivi individuali digitali, anche completi di connettività, con la finalità di portare il digitale in classe; una rilevante cifra servirà per garantire l’accessibilità agli strumenti digitali degli studenti con disabilità, ed infine 5 milioni di euro pe la formazione on line dei docenti.
La tragedia Coronavirus aprirà forse un dibattito sul sistema sanitario…
Dopo l’emergenza epidemiologica sarà necessario ricorrere a servizi sociali efficienti
Con questi provvedimenti sembra che il governo abbia preso la strada giusta per giungere al traguardo della rivoluzione digitale, ma ciò non sarà sufficiente.” Il digitale” dovrà interessare, oltre la scuola, altri settori della società civile: la Sanità, i Servizi sociali, le Biblioteche, le istituzioni culturali, le amministrazioni degli enti locali e tutte le altre amministrazioni pubbliche incaricate della gestione dei servizi ai cittadini. Una impresa ardua ma non impossibile