Con l’avvicinarsi del termine per la presentazione delle candidature (29 gennaio) impazza la corsa al posto. E per la paura di essere esclusi si verificano parecchie sorprese; la destra (Forza Italia, Lega , Fratelli d’Italia) pur con programmi ed idee non proprio coincidenti fanno il classico matrimonio d’interesse.
Il Movimento Cinquestelle, tacciato di portare in aula solo disoccupati e gente priva di esperienza, è alla disperata ricerca del personaggio affermato della società civile (il capitano della Marina De Falco, il giornalista Paragone e l’ex direttore di Sky); la sinistra per limitare i danni va raccogliendo i cocci di quello di quello che era un grande giocattolo, ma non funzionante; e nessun gruppo pur di rinforzarsi ha rinunciato alla quarta gamba, cioè ad avvalersi del contributo dei partitini che si sono aggregati, nella speranza di non scomparire, negli schieramenti di centro destra o centro sinistra.
Quanto ai candidati, nel PD dovrebbero rinunciare alla candidatura il ministro del Lavoro Poletti, Rosy Bindi, Anna Finocchiaro, Vannino Chiti, l’ex ministro Galletti, mentre tra le new entry ci sono l‘ex sindacalista Cisl Carla Cantone, l’avvocatessa Lucia Annibali, simbolo della lotta contro la violenza alle donne e Mauro Berruto (ex ct della nazionale di volley). Nei Cinquestelle già da un pezzo ha annunciato il ritiro Alessandro Di Battista provocando non poco clamore, mentre e’ talmente numeroso il popolo che aspira alle Parlamentarie da aver provocato il black out della piattaforma informatica!
I Pentastellati sono come detto alla ricerca di personalità della società civile, finora mai impegnate in politica. A livello locale registriamo clamorosi movimenti e cambi di casacca per assicurarsi un posto al sole! A parte le spasmodiche manovre per assicurare un seggio a De Mita junior, proveniente dall’Udc ed accasatosi con i centristi capeggiati dalla Lorenzin; il costruttore D’Agostino, uscente di Scelta Civica correrà per Forza Italia e si vocifera che per Fratelli d’Italia si punterà sul sindaco di Mercogliano Carullo, precedentemente militante del PD e Udc.
Per non parlare della trasmigrazione di Pietro Foglia dall’Udc a Forza Italia. Insomma un valzer per la caccia alla poltrona per cui l’ideologia va a farsi benedire! Sarebbe forse il caso di rispolverare l’ipotesi del vincolo di mandato che, ahimè, la Costituzione italiana non prevede, anzi lo vieta, in base all’art.67. Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, recentemente ha rilanciato tale proposta; i Cinquestelle avevano avanzato l’ipotesi di multare con 100mila euro chi volesse cambiare casacca in corso d’opera.
I costituzionalisti inorridiscono all’idea, ricordando che il vincolo di mandato vige soltanto in Portogallo, India e Bangla Desh. Ma se pensiamo che all’ultima legislatura, che scade appunto il prossimo 4 marzo, si sono registrati ben 526 cambi di formazioni politiche, beh il problema si pone. Una media di dieci cambi al mese significa che la coerenza politica proprio non abbonda.
Se pensiamo che quasi le metà dei parlamentari finisce la legislatura in gruppi diversi, significa che i cittadini che si recano alle urne votano per un programma e poi l’onorevole prescelto abbraccia col passar del tempo cause diverse. Quindi più che di tecnica e’ una questione di coerenza politica che porta alla disaffezione da parte dell’elettore. E’ quindi un’altra situazione emergenziale, in quanto contribuisce all’astensionismo delle urne da parte del cittadino.