Concorsi Pubblici, corre sui social la rabia dei giovani Italiani. Lo scorso 1 aprile è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto legge nr.44 del 2021, con la finalità di velocizzare le procedure concorsuali. Il provvedimento è stato varato da Brunetta, neo ministro della Pubblica Amministrazione, notoriamente predisposto ad usare le maniere forti per correggere lentezze e discrepanze della P.A. nazionale.
Ricordiamo le riforme dallo stesso emanate negli anni 2008/09 sotto il governo Berlusconi, che miravano ad efficientare il sistema della P.A., con incentivi al merito e scoraggiare l’inerzia dei fannulloni, con l’applicazione se del caso, anche di misure più inflessibili verso questi ultimi, quali la sospensione ed il licenziamento.
L’intento della riforma era buono ma non ha sortito gli effetti sperati per un’atavica abitudine del dipendente pubblico, non di tutti ovviamente, ad adagiarsi sulle guarentigie del posto fisso, che le rappresentanze sindacali si sono guardate bene dallo smontare. L’attuale decreto Brunetta, che vuol velocizzare i concorsi pubblici, presenta delle falle in partenza che rischiano di penalizzare proprio i più giovani e meritevoli.
Ricordiamo che nei prossimi cinque anni sono in programma cinquecentomila assunzioni nella P.A., dovute sia al ricambio generazionale per i pensionamenti che per immettere nuove figure professionali e ruoli che la vecchia guardia non è in grado di garantire.
Il D.L.44 del 2021, cosiddetto Decreto Covid, si ripropone velocizzare i sessanta concorsi in atto rallentati anche dall’emergenza Covid, con l’intento di portare a conclusione ognuno in tre mesi, dal momento che i quattro anni occorrenti con l’attuale sistema sono in effetti un’eternità!
Gli elementi caratterizzati dai nuovi concorsi, ma che saranno adottati anche per quelli già banditi da due anni a questa parte, saranno la valutazione di titoli ed esperienze professionali già prestate presso la P.A., e la digitalizzazione che consentirà di bandire carta e penna e di svolgere tutte le prove su supporti multimediali. Ma il punto critico è quello dei titoli, che non si rifà a quelli accademici conseguiti dal concorrente, come la laurea, una specializzazione o un master, ma dall’effettivo servizio lavorativo già prestato.
“Cercasi giovani con esperienza!”
E con l’entrata in vigore del nuovo decreto rischiamo di rinnovare l’assurda e ricorrente richiesta del “cercasi giovani con esperienza”, che rappresenta una contraddizione in termini. Come può un giovane fresco di studi che si affaccia volenterosamente al mondo del lavoro possedere già una esperienza lavorativa?
Quindi la riforma Brunetta rischia di riproporre la situazione angosciante di chi è tagliato fuori prima ancora di iniziare un percorso lavorativo. E a conti fatti la situazione è penalizzante soprattutto per i giovani altamente scolarizzati e specializzati a favore di quanti per caso o per raccomandazione abbiano già prestato servizio presso la P.A.
La reazione da parte dei concorsisti si è fatta sentire: un gruppo di essi, composto da 2.600 membri su Facebook, ha scritto una lettera al Governo di critica alla riforma promossa dal ministro Brunetta sulle procedure concorsuali.
Essi evidenziano tutte le problematiche emerse e qualcuno ha avanzato ipotesi di incostituzionalità del provvedimento, sia in ordine alla retroattività che alla priorità dei titoli che non tutelerebbero le pari possibilità per tutti i concorrenti.