Una brutta pagina per lo sport irpino e soprattutto per l’Avellino. L’azionista di maggioranza Walter Taccone è stato deferito dalla Procura Federale – sezione disciplinare presieduta da Sergio Artico – per la gestione del settore giovanile nella stagione 2015/2016, in particolare della Primavera dell’Avellino. Il tutto dopo una lunga indagine, partita dopo due esposti-denuncia avanzati di Umberto Principe, giornalista della redazione del quotidiano Alto Adige di Bolzano e Antonello Tufo, genitore di un calciatore facente parte del settore giovanile dell’Avellino all’epoca dei fatti. Lo scordo dicembre infatti, i vertici di Piazza Libertà dovettero cambiare, con tanto di comunicato di scuse, la location dei giovani calciatori: da Lacedonia a Montoro. Una situazione a dir poco imbarazzante dovuta probabilmente ad una grossa mancanza di programmazione e organizzazione, con un fallimento, anche sul campo, della formazione: 5 punti in 26 gare con una sola vittoria e due pareggi e con un misero bottino di 11 gol segnati.
“Mancanza di controllo e vigilanza sull’intera vicenda, dalla sistemazione logistica alla formazione educativa e scolastica; aver consentito o comunque non impedito l’organizzazione di provini e raduni da parte della propria società in assenza dell’autorizzazione federale; essersi avvalso per la gestione della squadra primavera dell’opera dei signori Rosario Lamberti e Vincenzo Vito non tesserati e non autorizzati a svolgere l’attività di intermediazione, reclutamento e tesseramento di giovani calciatori…”: queste le cause di inibizione per il presidente Walter Taccone. Ai due collaboratori sono stati contestati anche la mancanza di vigilanza e controllo, dalla sistemazione, all’educazione scolastica…e soprattutto la mancanza dei requisiti necessari a svolgere l’attività.
Un anno di inibizione a Rosario Lamberti (15 mesi la richiesta iniziale) ritenuto gestore in via di fatto del settore giovanile dell’Us Avellino; 1 mese ad Arturo Di Pietro in qualità di dirigente accompagnatore (3 mesi la richiesta). La posizione di Enzo Vito resta invece ancora in standby, che, visto il difetto di notifica, non è stato ascoltato dagli inquirenti (un anno la richiesta di inibizione anche per lui). La prima squadra non entra nel merito, ma la Società dell’Us Avellino viene condatta a pagare anche 10.000 euro di multa (richiesti 15mila euro).Tre i capi di accusa per l’azionista di maggioranza dell’Us Avellino Walter Taccone “avere omesso ogni cautela, controllo e vigilanza sulla effettiva sistemazione logistica di giovani calciatori minorenni tesserati, provenienti da altre Regioni, disinteressandosi dell’andamento della formazione educativa e scolastica, ancorché alloggiati a cura della predetta Società nell’ex Convento di Lacedonia (AV) a Montoro, con conseguente mancato rispetto dei diritti fondamentali che devono essere garantiti ai giovani atleti“; “avere consentito o comunque non impedito la organizzazione di “provini” e “raduni” da parte della propria Società in assenza della prescritta autorizzazione Federale“; essersi avvalso per la gestione del Settore Giovanile della propria Società e per il tesseramento dei predetti giovani calciatori dell’opera dei signori Rosario Lamberti e Vincenzo Vito, soggetti non tesserati e non autorizzati a svolgere l’attività di intermediazioni in ordine al reclutamento, scelta e successivo tesseramento di giovani calciatori“.
Taccone è stato l’unico a presentarsi al dibattimento, insieme ai suoi avvocati, per sostenere la sua linea difensiva “la gestione del Settore Giovanile della US Avellino era stata accordata al Direttore Sportivo, Avv. Enzo De Vito, il quale, in totale autonomia decisionale e con pieni poteri operativi era stato incaricato di gestire l’intero settore“. Una tesi non accolta dal TFN che ha ritenuto “effettivamente che all’interno del settore giovanile della Società irpina vi sia stata una discutibile, e non appropriata, gestione delle diverse situazioni via via delineatesi e pertanto, sulla scorta delle risultanze in atti, non può che essere ravvisata in capo agli odierni deferiti la responsabilità dell’inaccettabile andazzo, solo tardivamente fermato da parte di chi aveva il dovere di intervenire”. Molteplici i casi ravvisati dalla Procura Federale e il comportamento della società “non solo non ha impedito questi casi, ma anzi li avrebbe favoriti“. Il presidente del TFN Sergio Artico non ha avuto parole dolci per il patron dell’ Us Avellino 1912 “ha cercato di spogliarsi da ogni responsabilità affermando di aver affidato la gestione dell’intero settore giovanile al Direttore Sportivo, avv. Enzo De Vito, il quale, a sua volta, si era avvalso in concreto della collaborazione di Vito e Lamberti, entrambi non tesserati ed estranei all’organigramma della Società. Eppure, che il Presidente potesse non sapere come andassero le cose tra i giovani tesserati dell’US Avellino 1912 Srl appare circostanza del tutto singolare oltre che non giustificabile, attesa la delicatezza di quel settore. Così come resta certamente grave l’atteggiamento del Taccone nel momento in cui si dice all’oscuro di tutto, ed in particolare di non sapere che le famiglie dei ragazzi versavano periodicamente nelle mani dei diversi operatori quote di denaro per il loro sostentamento; o di ignorare tutta l’attività di organizzazione dei raduni, le dimissioni del tecnico Silano, allenatore di una sua squadra giovanile, o anche i motivi di esonero del tecnico Iezzo; o peggio ancora, di non essere a conoscenza dello stato di abbandono dei ragazzi, i quali, per come emerge dagli atti, dovevano anche preoccuparsi di raggiungere gli istituti scolastici con mezzi di fortuna, stante l’assenza totale della Società. Non v’è dubbio che il Prof. Taccone, nella sua qualità di Presidente di una Società professionista, non solo avrebbe dovuto controllare, ma, in ossequio ad elementari principi federali, e non, avrebbe dovuto impedire che tutto ciò accadesse“. Ad inchiodare alle proprie responsabilità Walter Taccone è stato il famoso comunicato del dicembre 2015 con il quale mise fine all’avventura del settore giovanile a Lacedonia portando i ragazzi a Montoro. “Culpa in vigilando” secondo il presidente Artico “Sussiste dunque la responsabilità del Taccone con riferimento a tutti i capi di incolpazione, per quanto l’aver avuto la forza, indiscutibile, di chiedere pubblicamente scusa e fare ammenda quantomeno degli errori (in eligendo) commessi, lo rende meritevole di attenzione sul piano della valutazione globale del fatto“.
Per quanto riguarda la posizione degli altri deferiti “lo sforzo istruttorio della Procura Federale ha consentito al Tribunale di accertare “innanzitutto che, di fatto, il settore giovanile veniva gestito, da Lamberti Rosario, (che non si è presentato al dibattimento, ndr) amico di vecchia data del Presidente Taccone, che in qualche modo ne assecondava la conduzione, nonostante che il soggetto fosse non tesserato ed estraneo all’ordinamento Federale. Tale soggetto, incurante delle esigenze dei ragazzi, nonché della loro sistemazione logistica (anche grazie ad un CD acquisito al fascicolo, prova incontestabile della precarietà delle camere d’albergo messe a disposizione degli ospiti, anguste, umide e di dimensioni particolarmente limitate rispetto al numero degli alloggiati), è provato che incassasse quote di denaro dalle rispettive famiglie, proprio per far fronte ai bisogni vitali dei minori, i quali, ad un certo punto, si sono anche imbattuti nella protesta degli operatori commerciali della zona, disturbati dal fatto di non essere pagati per i loro servizi. Risulta anche dagli atti che la presenza del Lamberti fosse di tale ingombro da condizionare anche le scelte dei tecnici circa l’utilizzo dei giocatori, con il forte sospetto che l’allontanamento di alcuni ragazzi, nella circostanza, non fosse giustificato da decisioni esclusivamente tecniche“. Il riferimento in particolare è all’audizione dei due ex allenatori allontantati dalle squadre giovanili, Gennaro Iezzo e Gerardo Silano. “Risulta altresì pacifico, a parte la costante della lontananza dei vertici societari, che in quel periodo si fossero anche organizzati provini e stage per il reperimento dei ragazzi da inserire nelle diverse squadre giovanili, raduni sportivi le cui date risultavano addirittura pubblicate sul sito ufficiale www.usavellino.club, tutto in assenza delle necessarie autorizzazioni”.
La posizione di Arturo Di Pietro, certamente più defilata rispetto alle altre, risulta comunque impegnata sul piano della responsabilità, “atteso che, da collaboratore del settore, contribuiva alla organizzazione degli stage non autorizzati per la cui partecipazione le famiglie versavano una quota di ben 250 euro, che lo stesso deferito destinava alle spese di mantenimento dei minori, anche per tamponare le falle create dalla mala gestio del Lamberti e del Vito”.
Una brutta vicenda, davvero, per l’Avellino.
Fonte: ilciriaco