L’ultimo aggiornamento del sistema operativo è stato rilasciato con qualche bug di troppo. Per questo Apple ha deciso di cambiare metodologia e, come rivela il sito 9to5Mac, per la prima volta nella sua storia lancerà una versione beta pubblica, anche se non aperta a tutti gli utenti iOS. La Mela ripercorre quindi la strada già utilizzata per Os X Yosemite, sottoposto prima del lancio a un ampio rodaggio di tester, e a metà marzo potrebbe rilasciare la beta pubblica di 8.3.
In giugno, in occasione della Worldwide Developer Conference, con ogni probabilità sarà presentata la nuova versione del sistema operativo iOs 9, che sarà rilasciato in autunno. La versione 9, nome in codice Monarch, non porterà sostanziali stravolgimenti, sicuramente migliorerà alcune lacune lamentate dagli utenti. Le indiscrezioni parlano infatti di correzioni di bug e miglioramenti del sistema senza indicare nulla di rivoluzionario.
La priorità in casa Apple è cercare soprattutto di stabilizzare il sistema operativo rendendolo ancora più leggero ed aperto. La beta di iOs 8.3 non sarà però aperta a tutti. Un numero massimo di 100.000 utenti dovrebbero accedere ai test del nuovo sistema operativo. Una scelta che Apple motiva con la volontà di “mantenere una propria esclusività”. Dal test di gruppo arriveranno utili indicazioni per gli ingegneri di Cupertino al fine di eliminare ogni piccolo bug.
Prima della 8.3 arriva la versione 8.2 di iOS, la release che supporterà Apple Watch, pronto a debuttare nei negozi probabilmente in aprile. Nel frattempo la società guidata da Tim Cook guarda anche all’Europa, con l’annuncio della costruzione di due datacenter in Irlanda e Danimarca. Si tratta di un investimento di 1,7 miliardi di euro per due impianti che saranno completamente alimentati da energie rinnovabili e creeranno centinaia di posti di lavoro.
I due datacenter permetteranno di potenziare servizi online come iTunes store, App store, iMessage, le mappe e l’assistente vocale Siri. Anche i nuovi datacenter saranno alimentati da energie rinnovabili che copriranno il 100% del dispendio energetico delle due strutture. Una strategia che ha permesso alla società di ricevere i complimenti da parte di Greenpeace. L’esempio è stato parzialmente imitato da Facebook che ha fatto notevoli passi avanti, mentre Amazon e Google sono in grave ritardo. L’ultimo della fila è Twitter che non sembra particolarmente interessato all’utilizzo delle rinnovabili.