Gran Turismo – o GT – non è solamente un gioco: è una vera e propria icona dell’universo videoludico che ha venduto oltre 76 milioni di copie nel mondo.
Dietro a GT c’è il genio di Kazunori Yamauchi, un game designer da sempre ossessionato dalle auto e dalla velocità – così tanto che, dopo il successo della sua creatura digitale, è diventato un pilota automobilistico di buon livello. E, come vedremo, non è stato il solo.
Gran Turismo, un vero simulatore di guida
Se non avete mai sentito parlare di GT, si tratta di un simulatore estremamente realistico di automobili, che permette ai piloti digitali di competere in circuiti famosi e con vetture realmente esistenti, riprodotte con cura maniacale per tutto quello che riguarda le loro prestazioni e caratteristiche.
Due le modalità di gioco: la modalità Arcade, immediata, e la modalità campagna, Gran Turismo, che porta il giocatore attraverso lo sviluppo delle proprie capacità, attestate da patenti, e del proprio mezzo, che può essere totalmente personalizzato, cosa che ha messo questo titolo in pole position nella classifica dei giochi di strategia sportiva.
La cosa più incredibile è che – grazie alla collaborazione fra Polyphony, Sony e Nissan, GT si è evoluto in un’Academy per soddisfare il desiderio originale di Yamauchi: quello di creare una nuova generazione di piloti automobilistici grazie all’utilizzo dei suoi simulatori. E ha centrato pienamente l’obiettivo, visto che nel 2008 il vincitore della GT Academy, Lucas Ordonez, è arrivato secondo alla 24 Ore di Le Mans. Quella vera, non virtuale.
Con basi come queste, non è difficile immaginare perché sia nato un progetto per trasformare Gran Turismo, un titolo di successo planetario, in una vera franchise.
Dal videogame al grande schermo: la critica stronca.
In passato, accadeva spesso il contrario: era dai libri veniva tratto il film. Il primo risale addirittura nel 1899, quando Georges Méliès proiettò il primo film di questo tipo, Cenerentola, basato sulla favola dei Fratelli Grimm. Al contrario, il primo film derivato da un videogame risale al 1993, e si tratta di Super Mario Bros. Il baffuto idraulico italiano e suo fratello Luigi erano protagonisti di questa prima pellicola (che non ebbe un successo pari alla popolarità del gioco e del personaggio) che ha inaugurato questo genere.
Non tutti i titoli che arrivano dai videogiochi hanno incontrato il favore del pubblico: Rotten Tomatoes, il sito di critica cinematografica USA, è generalmente impietoso con questo genere, anche se alcuni di questi film si sono difesi molto bene, tra cui spiccano Angry Birds 2, Sonic the Hedgehog, Mortal Kombat e Tomb Raider (quello del 2018). Il nostro povero Super Mario Bros. ottiene un umiliante 28%, mentre Need for Speed, il film che è tra i più simili al possibile Gran Turismo, ha un punteggio ancora inferiore, solo 22%.
Ma il pubblico apprezza.
Bisogna però dire che normalmente questi titoli riscontrano un rispettabile successo al botteghino – ed è questo il maggiore incentivo nel continuare a farli, nonostante trame spesso inconsistenti e una recitazione raramente da Oscar. Per dirne una, Need for Speed ha incassato $46,5 milioni alle sale cinematografiche, mentre Lara Croft: Tomb Raider, che viene bollato con un sonoro 20% da Rotten Tomatoes, ha visto entrate per più di $130 milioni.
Insomma: i motivi per aggiungere un nuovo titolo a questa lista non mancano. Quello che spesso manca è la fantasia nella scrittura di una sceneggiatura convincente – una cosa che rappresenta da sempre il tallone d’Achille di questo genere cinematografico. Vedremo se il GT di cui si parla saprà smentire questo verdetto.