Al secondo piano di Palazzo Zevallos Stigliano (ex Banca Commerciale Italiana), situata a Via Toledo185 Napoli, è allestita da giugno 2014 la sede di Napoli de “Gallerie d’Italia” musei proprietà del gruppo Bancario Intesa San Paolo (che ha altri due musei uno a Milano e l’altro a Vicenza). Propone un percorso espositivo nel quale hanno trovato sistemazione dipinti e sculture ascrivibili fra i XVI secolo e primi decenni del XX secolo, ricostruendo e raccontando parte della Storia dell’Arte di Napoli e del Mezzogiorno d’Italia.
Le sale con esposizione museale sono 7, con opere scultoree e pittoriche diffuse un po’ in tutto l’edificio storico. I visitatori vengono accolti da personale molto gentile, in una sala dedicata, arricchita da grandi dipinti ad olio di Ezechiele Guardascione, da qui si accede al vasto atrio della Banca Commerciale Italiana (dedicata ad esposizioni temporanee e a concerti).
Nel lato destro vi è un ampio scalone marmoreo, anticipato da una splendida scultura in marmo bianco di Carrara ad opera di Attilio Selva “Eva” (1939) (realizzata per il banco di Napoli), vi un’ascensore con panca in pelle per raggiungere il piano nobile (secondo piano) ove è allestito il museo.
Nei pressi dell’ascensore vi è una stupefacente scultura marmorea di Raffaele Belliazzi “Putto vendemmiatore” (1870). La volta propone una tempera su carta di Giuseppe Cammarano “Apoteosi di Saffo” (1832), le pareti, dipinte a tempera su carta, sono di Gennaro Maldarelli, con soggetti che fanno riferimento a Canova.
Le sale, le opere e gli autori
La “Sala degli Amorini” (prima sala), prende nome dalla presenza di putti nella decorazione della volta, popone 11 dipinti del seicento: “San Giorgio” (1645-1650) di Francesco Guarini; “Sansone e Dalila” (1630-1638) di Artemisia Gentileschi; “Sacra Famiglia con san Francesco d’Assisi” di Angelo Caroselli; “Giuditta decapita Oloferne” (1607) di Louis Finson; “Mosè salvato dalle acque” (1640), “Soldati si giocano a dadi le vesti di Cristo” (1635-1640) e “Cristo e l’adultera” (1640-1650) di Bernardo Cavallino; “Sottobosco con funghi” (1650-1656) e “Sottobosco con granchio” (1650-1656) di Paolo Porpora, “Tobia che ridona la vista al padre” (1632) di Hendrick De Somer, “Adorazione dei Magi” del cosiddetto Maestro degli Annunci ai pastori.
La “Sala di Caravaggio” (seconda sala) con il celebre dipinto “Martirio di Sant’Orsola” realizzato da Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, a Napoli nel maggio 1610, proprietà della Banca Commerciale Italiana dal 1972.
La “Sala della natura morta e del Settecento” (terza sala) presenta la pubblico 8 dipinti: “Agar e Ismaele nel deserto confortati dall’angelo” (1690) di Francesco Solimena; “La lettera segreta” (1755-1760) e “Il concerto” (1755-1760) di Gaspare Traversi; “Natura morta con pane” (1675-1680) e “Natura morta con pesci” (1675-1680) di Giuseppe Recco; “Natura morta con pani, frutta, selvaggina e pesci” (1665-1670) di Giovan Battista Ruoppolo; e “Vaso con fiori” (1715) e “Vaso con fiori e rose” (1715) di Baldassarre De Caro.
La “Sala degli uccelli” (quarta sala), la volta è decorata con amorini ed uccelli. In questa sala vi sono tre dipinti di Gaspar van Wittel: “Veduta di Napoli con il borgo di Chiaia da Pizzofalcone”, “Veduta di Napoli con Largo di Palazzo” (1729) e “Veduta di Roma con Piazza Navona”. Questa sala propone una parte della vasta collezione di dipinti del diciannovesimo secolo, che andrebbe maggiormente valorizzata con un’esposizione migliore e più comprensibile, dato che l’ostensione delle opere appare notevolmente disordinata, poco leggibile e poco fruibile. Fra le numerose opere si segnalano: i 18 dipinti di Anton Sminck Pitloo (cofondatore della “Scuola di Posillipo”) risalenti al 1830 circa, fra cui si ricordano: “Il ponte e la chiesa di San Francesco a Cava” (1836), “Le torri del Corpo di Cava” (1831), “Il boschetto di Francavilla a Chiatamone” (1825); oltre ai numerosi dipinti di altri autori fra cui si ricordano: “Villa Minutolo” (1845-1850), “La Marinella” (1850-1855), “Grotta con bagnati” (1858) e “Casa delle Ancelle a Donnaregina” (1865) di Giacinto Gigante (l’altro fondatore della “Scuola di Posillipo”); “Studio di rocce a Cava” (prima metà XIX sec.) di Gabriele Smargiassi; “Tempesta nel Golfo di Napoli” (1848-1859) di Salvatore Fergola; “Lo strame” (1860) di Achille Carrillo; “Paesaggio con Vesuvio” (1862) di Vincenzo Franceschini; “Scena di genere nella campagna” (1818-1820) di Franz Ludwig Catel; “Veduta di Positano” (1881) di Francesco Mancini (detto Lord); “Il Vesuvio” (1877) e “Tramonto a Licola” (1877) di Federico Rossano; “Stidio per <<I summuzzaturi>>” (1891) e “La pioggia” (1882-1885) di Gioacchino Toma; “La terrazza” (1868) di Domenico Morelli; “I mietitori” (1858), “Paesaggio” (1858) e “Paesaggio con laghetto”(1858) di Nicola Palizzi; “Taverna a Posillipo”(1886) di Vincenzo Migliaro; “Paesaggio” (1880) di Antonio Mancini; “Paesaggi presso Gaeta” (1886) Giuseppe Fabrozi.
La “Sala Pompeiana” (quinta sala), conserva la decorazione di fine Ottocento ispirata al “repertorio pompeiano”, anche l’esposizione di questa sale appare confusionaria, poco leggibile e dispersiva. In questa sala c’è una scultura in terracotta “Primi palpiti” (1883) di Filippo Cifariello; e 16 dipinti: “Interno di Palazzo San Giacomo a Napoli” (1830) di Vincenzo Abbati; “Coro della chiesa di Santa Maria Donnaregina Nuova” di Domenico Battaglia; “Piazza Vittoria” (1893) di Francesco Paolo Diodati; “Museo” (1875) di Paolo Vetri; “Napoli Via Toledo: Impressione” (1888-1889) di Carlo Brancaccio; “Sport”(1885) di Francesco Mancini (detto Lord); “La pioggia” (1864) di Francesco Netti; “Seduzione” (1894) e “Fulvia” (1887) di Vincenzo Migliaro; “Autoritratto giovanile” (1868) e “Autoritratto” (1877) di Francesco Paolo Michetti; “Ritratto del pittore Vincenzo Migliaro” (1876) e “Tentazione” (1883) di Gaetano Esposito; “Il Diavolo e l’Acqua Santa” (1887) e “Per una messa novella” (1894) di Salvatore Postiglione; “Dama col ventaglio” (1873) di Domenico Morelli.
La “Sala della Fedeltà” (sesta sala), denominata anche “Sala di Intrattenimento”, è stata dipinta da Giuseppe Cammarano e Gennaro Maldarelli sulla volta c’è la rappresentazione della Fedeltà. In questa sala è raccolta una collezione di opere di Vincenzo Gemito, provenienti dalla raccolta di Gabriele Consolazio, giunta inseguito al Banco di Napoli. Si tratta della più importante e ricca collezione museale relativa a Vincenzo Gemito, anche questa sala appare confusionaria e disordinata (soprattutto l’esposizione delle sculture). Le 34 opere del grande maestro napoletano sono così distinte: 19 carte, 4 terracotte, 1 creta cruda, e 10 bronzi. Fra le carte si segnalano: “Autoritratto” (1881), “La Zingara” (1885), “Ritratto di Anna Gemito” (1886), “Autoritratto” (1886), “Lo scorfano” (1909); “Masto Ciccio” (1910), “Autoritratto” (1914), “Ragazza di Genazzano” (1915), “Profeta” (1917) ; tra le terracotte: “Scugnizzo” (1870), “Studio dal Vero” (1870), “Il fiociniere” (1872); fra i bronzi: “Domenico morelli” (1875), “Pescatorello” (1876), “L’acquaiolo” (1881) “Testa di filosofo”(1883), “Testina di bambino” (1919) , “Busto di fanciulla napoletana” (1919-1920); la creta cruda “Autoritratto” (1915).
La “Sala di Luca Giordano e Francesco De Mura” (settima sala), ben allestita, con opere esposte in modo da facilitare la lettura e la fruizione. Propone lavori di Luca Giordano: “Ratto di Elena” (1665) e “Immacolata Concezione” (1680-1690); dipinti del 1759 di Francesco De Mura: “Allegoria della Pietà con le sue opere”, “Allegoria della Pietà come Concordia”, “Allegoria della Pietà come Sicurezza pubblica”, e “Allegoria della Pietà come Disciplina”; e di Francesco Di Maria: “Cristo benedicente” (1658). In questa sala recentemente è stata sistemata una scultura lignea raffigurante una “Pietà” di scultore anonimo spagnolo risalente al XVI sec.
Considerazioni
Le prime tre sale (Amorini, Caravaggio, Natura morta) e l’ultima sala (dedicata a Giordano e De Mura) hanno un’esposizione che appare ottima, i dipinti hanno un’ostensione di facile e chiara lettura, grazie ai notevoli spazi fra le opere, ma le numerosissime opere presentate nelle tre sale dedicate al ‘800 Napoletano (Degli uccelli, Pompeiana, Fedeltà), appaiono di difficile lettura e comprensione, inoltre, sovente si presentano al visitatore mostrando un’esposizione notevolmente confusionaria, che appare non adatta ad un museo aperto al pubblico (le opere sembrando conservate in un deposito).
I lavori in ostensione in questo museo sono di artisti fondamentali per comprendere la particolare Storia dell’Arte Napoletana del Diciannovesimo secolo.
Basti ricordare la stupenda collezione di opere di Anton Sminck Pitloo (cofondatore della scuola di Posillipo) fra le più significative al mondo, o all’impareggiabile raccolta di opere di Vincenzo Gemito (sculture in bronzo, in creta e in terracotta, disegni, acquarelli, chine, etc), la più importante e ricca collezione museale del pianeta! Giusto per fare alcuni semplici e chiarificanti esempi.
Si potrebbe utilizzare il primo piano per realizzare un museo dedicato all’Arte Napoletana del Diciannovesimo secolo, un museo del genere attualmente è assente in Campania, magari con un’esposizione razione, di facile e comprensibile lettura per tutte le tipologie di visitatori.