Il Movimento 5 Stelle esce dall’ultima tornata elettorale con un risultato double face: per un verso puo’ intestarsi la vittoria del Si al referendum (un netto 70% favorito anche da prevedibili rivendicazioni popolari) e per l’altro da una sconfitta alle regionali ed amministrative ove, a parte la conquista della città di Matera e, tanto per restare in casa nostra, di Ariano Irpino, non ha riportato lusinghieri risultati. Tale risultato e’ avvenuto anche per una tardiva e non convinta operazione di alleanze con il PD.
Ma ridurre il vistoso calo di consensi a questa causa sarebbe pretestuoso e non proprio obiettivo. Certamente il cambio di rotta del M5S da movimento antisistema a partito di governo ha disorientato non poco l’opinione pubblica e di riflesso il suo elettorato, passato dal 32% delle politiche del 2018 al 17% delle Europee del 2019, ed oggi stimato in ulteriore calo dai sondaggi.
Di Battista teme che “si finisca come l’Udeur”
Alessandro Di Battista il ribelle ha detto a gran voce di non condividere l’attuale linea del Movimento che, accettando di governare con il PD, avrebbe perso l’originaria missione per cui e’ nato, cioe’ di gruppo politico capace di “aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno”. E continuando ha paventato l’idea che il Movimento “diventi come l’Udeur, cioe’ un partitino buono per tutte le stagioni purche’ ottenga sempre uno spazio e relativa fetta di potere”.
Ma Di Battista, reduce dai viaggi turistico-culturali con moglie e figlio in varie parti del mondo, non ha avuto l’accoglienza del Salvatore della Patria dai suoi colleghi e neanche e’ stato dato troppo peso alla sua candidatura per la leadership del Movimento. Del resto anche Beppe Grillo qualche mese fa aveva snobbato le sue avances e non approvato le critiche fatte al Movimento. La base del Movimento 5 Stelle composta da Di Maio, Crimi, Taverna, Raggi, Toninelli e Fico rappresentano oramai il gruppo che costituira’ gli Stati Generali che porteranno poi alla futura leadership. Intanto e’ probabile che un Comitato andra’ ad affiancare Crimi fino a che non si trovera’ la quadra sui programmi futuri.
Stati Generali permanenti e Piattaforma Rousseau in discussione
Intanto sono sorti malumori circa il ruolo della piattaforma Rousseau di Davide Casaleggio, su cui sono state finora prese le decisioni piu’ importanti; ma per fare ameno della piattaforma occorre la modifica dello statuto ed il consenso di Casaleggio, che certamente non accetterebbe di buon grado.
I due soggetti che nella querelle appaiono defilati sono Giuseppe Conte e Beppe Grillo. Il presidente del Consiglio preferisce non impelagarsi in intrighi che possano danneggiare la sua immagine ed il suo gran da fare governativo; Beppe Grillo dopo aver dato segnali di nervosismo in occasione dell’intervista dell’inviato di Rete 4 (per la trasmissione Diritto e Rovescio) continua a pubblicare sul suo blog apprezzamenti sulla moneta digitale e a fare campagna promozionale per il reddito universale. Quasi certamente anche il fondatore dei pentastellati, pare, non avere ricette miracolose per risollevare le sorti del suo Movimento.