Sarà inaugurata domenica 15 maggio 2016 alle 19,00, presso il Convento di S. Maria degli Angeli a Torchiati di Montoro, la personale di pittura PENSANTI OMBRE di Eliana Petrizzi.
Abbiamo chiesto ad Eliana: Se ti guardassi indietro cosa noteresti di diverso tra la Eliana di oggi ( donna ed artista) e quella di 5 anni fa? “Perché proprio 5 e non 10, 15, 20? 5 sono troppo pochi… Alla tua domanda rispondo andando un po’ più indietro. Se mi guardo alle spalle vedo una ragazza eccentrica ed inquieta, che per questa sua irrequietezza ha commesso a volte scelte confuse nella vita privata e nelle scelte professionali. Oggi, invece, se dovessi paragonarmi ad un mese del calendario, mi paragonerei a luglio.
Mi sento una donna che di certo non ha risolto e mai risolverà le sue inquietudini (che animano peraltro tutta la mia vena su ogni fronte espressivo) ,ma sono di certo una donna estremamente lucida e sicura. Conosco bene la mia personalità, i miei pregi e i miei limiti, e nel mio rapporto con gli altri mi pongo con franchezza ed onestà. Come artista so chi sono e dove posso andare. Non esiste in me più alcuna confusione. La mia strada è quella, ed è una sola. O raggiungo la meta o precipito nel vuoto.
La mostra prosegue il secondo ciclo di MONTORO CONTEMPORANEA, una prestigiosa rassegna di mostre personali patrocinata dall’Assessorato alla Cultura di Montoro, ideata e diretta da Gerardo Fiore, che vede coinvolti artisti soprattutto campani che si sono distinti nel tempo sul piano nazionale ed internazionale.
In mostra, 30 dipinti ad olio su tavola dell’artista irpina, che torna ad esporre nella propria città dopo 21 anni. Alla serata interverranno, oltre all’Artista, il Sindaco Mario Bianchino; l’Assessore alla Cultura Raffaele Guariniello; Beatrice Salvatore, Critico d’arte; Ferdinando Creta, Direttore Artistico Museo ARCOS, Benevento; il Direttore della rassegna Gerardo Fiore.
Scrive Diego De Silva: ‘Quel che mi attira in un quadro (la ragione per cui sceglierei di comprarlo), è quel che di quel quadro m’inquieta. Che rimanda a uno stato di agitazione interiore dell’artista, un’irrequietezza che altera la sua immaginazione del reale e, in un certo senso, la sfigura sulla tela dipinta. Strano (forse), ma la forza di un quadro è nel disagio del pittore che lo dipinge, e si percepisce immediatamente nell’opera. Il lavoro del pittore consiste nel liberarsi di quel disagio, svelandolo. Il suo stile, perciò, sta nella ricorrenza dei temi che attraversano il suo lavoro negli anni.
Sono questi gli elementi (per me essenziali) che ritrovo (da quando le conosco) nelle opere di Eliana Petrizzi. I suoi quadri mi meravigliano ogni volta perché ogni volta mi consegnano una prospettiva visionaria delle strade, dei cieli e dei volti, calati in una sospensione che ha sempre qualcosa di precario, come di una finta calma che potrebbe esplodere con poco. Sarà, forse, la ricorrenza di una suggestione onirica sempre presente nei lavori di Eliana, che affonda i suoi paesaggi deserti e le sue figure immobili in una luce soffusa, quasi ammaliante, quella che vediamo (o crediamo di vedere) in certi sogni che ci agitano il sonno perché sappiamo (temiamo) che qualcosa di grave possa succedere da un momento all’altro, ma al tempo stesso ne siamo affascinati, quasi che, attraversandoli, potessimo scoprire qualcosa che ci riguarda.
La fissità dei corpi, perciò, nei lavori di Eliana (che mi ricordano spesso – per atmosfera rarefatta e luce – le tele di Vilhelm Hammershøi), infonde lo stesso senso di precarietà che trasmettono i suoi paesaggi, come se all’improvviso le sue figure potessero cominciare a muoversi, o (che poi è lo stesso) sparire, come nelle installazioni di Bill Viola. Sarà per questo che Eliana sbeffeggia di tanto in tanto i suoi volti, sporcandoli appena con un colpo di pennello, quasi volesse sdrammatizzare la sua stessa opera, negarsi, sfidare l’ossessione che la governa. E colpisce, nei suoi lavori, la continuità fra paesaggi e volti, sorrisi e scorci di strade sempre rigorosamente deserte: come se Eliana continuasse a dipingere lo stesso quadro solo da prospettive differenti con lo stesso sguardo e lo stesso sorriso, a metà fra gioia e disillusione’.