“Quella alla mia destra era qualcosa di colossale sotto tutti i punti di vista: una copia accurata di qualche Hotel de Ville della Normandia, con una torre da una parte, […] una piscina di marmo e più di venti ettari di prato e di giardino. Era il palazzo di Gatsby.”
Questa è la famosa descrizione di uno dei protagonisti del romanzo Nick Carraway, la prima volta che vede la casa affacciandosi dal suo umile appartamento.
Il famoso romanzo di F. S. Fitzgerald ci offre uno spaccato della ricca società americana degli anni 20’ del secolo scorso. Una società dove ostentare ricchezza, lusso smodato, amicizie importanti, amanti, etc., era la parola d’ordine.
Personaggi ambigui, arrivisti e anche ingenui si aggirano attorno ad un mondo che finirà, per colpa delle sue mille contraddizioni, per collassare su se stesso travolgendo tutti in un modo o nell’altro. A distanza di quasi un secolo il mito del romanzo non è sfiorito, anzi gli emuli di questo mondo dorato si sono moltiplicati non solo nella società nord americana, ma in tutto il mondo, esaltandone fino ai limiti estremi tutti gli eccessi di quella società.
Le feste sfarzose, che il ricco e oscuro Gatsby, organizzava per i propri invitati, oggi sono diventate un biglietto da visita per chi vuol far conoscersi e rivaleggiare all’interno dell’alta e patinata società. Mentre nelle feste di Gatsby i partecipanti spesso non si conoscevano tra di loro e finivano per affogare la solitudine dei singoli in grandi baldorie a base di alcol e flirt più o meno inconcludenti, in quelle odierne, spesso di cronaca rosa, ma non di rado anche di cronaca nera, prevalgono episodi in cui gli eccessi dovuti ai fiumi di alcol e droghe provocano vere e proprie tragedie.La voglia di apparire, di stupire porta tutti a cercare di superare i propri limiti.
L’indole umana libera da ogni inibizione da sfogo al suo lato più oscuro e selvaggio, in una lucida e psichedelica follia dove il trasgredire sotto ogni forma è il mantra da seguire. Essere al centro del successo, o quanto meno farne parte, spesso porta ad accettarne anche i lati peggiori scendendo a biechi e meschini compromessi pur di assaggiare una parte di quella torta composta da: fama, ricchezza e potere.
La società di Fitzgerald, che era poi quella americana dei ricchi e dei falliti, di quelli che ce l’avevano fatta e di chi viveva ai margini della stessa, lascia intravedere un angolo dove ancora i sentimenti resistono e sono più che mai vivi, in alcuni personaggi, come la ricerca della vera felicità. Nella società odierna si avverte soltanto una fredda e criptica similitudine, dove a vincere è soltanto l’edonismo, e la stucchevole qualità di questo mondo, in cui chi ne fa parte vive per pochi momenti solo l’illusione dei sogni, che sembrano così vicini, ma in realtà già passati… “così remando come barche controcorrente, risospinti senza sosta nel passato”. A cura di Marco Vitale