Leucemia Linfatica Cronica, la causa sono i Macrofagi: le cellule immunitarie

Leucemia linfatica cronica- Ancora una volta protagonista la ricerca medica Italiana. All’ospedale San Raffaele di Milano arrivano buone notizie per chi è affetto da uno dei tumori del sangue più diffusi in Europa, la leucemia Linfatica cronica. I ricercatori sono riusciti a comprendere quali fossero le cause della crescita delle cellule leucemiche, evidenziando come le stesse siano alimentate da cellule macrofagi, ovvero cellule del sistema immunitario che in uno stato di normalità difendono l’organismo dalle infezioni.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Cell Reports, ha identificato una nuova terapia che mirano a colpire proprio questa interazione cellulare.

La leucemia linfatica cronica

Per leucemia linfatica cronica (LLC) in campo medico, si intende una forma di leucemia, dove linfociti B CD5+, si espandono e si accumulano in varie parti del corpo, tra cui il sangue, i linfonodi e il midollo osseo.

La leucemia linfatica cronica è la forma di leucemia più diffusa soprattutto nei paesi occidentali con maggiore diffusione nel sesso maschile. L’incidenza è calcolata 5-15 su 100.000 persone. Per quanto riguarda l’età si diffonde maggiormente a partire dalla quinta decade, toccando l’incidenza massima nell’ottava decade. Non a torto è definita “la leucemia dell’anziano”

Lo Studio Italiano

La ricerca è stata finanziata dall’ Associazione italiana per la ricerca contro il cancro (Airc).Lo scopo della stessa era quello di bloccare l’avanzare del tumore. I ricercatori hanno analizzato le diverse interazioni molecolari tra le cellule malate e il microambiente, fino ad oggi tutte le terapie adottate hanno avuto un impatto solo parziale sulla malattia, ma grazie al nuovo studio sarà possibile mettere a punto nuove tecniche al fine di bloccare in modo definitivo l’avanzare e l’aggressività del tumore.

Il punto chiave

I macrofagi, sono la chiave determinante per una cura concreta “Abbiamo studiato lo sviluppo della leucemia in vari modelli sperimentali, in assenza dei macrofagi la malattia non progredisce ma addirittura regredisce “, spiegano gli esperti del San Raffaele.

Risultati positivi – “L’eliminazione selettiva dei macrofagi tramite l’inibizione della molecola CSF1R, presente sulla superficie di queste cellule, è in grado di migliorare la sopravvivenza in modelli sperimentali, senza causare effetti collaterali”, ha osservato Giovanni Galletti.”La speranza dei ricercatori è quella che in un futuro prossimo i pazienti affetti da tali patologie possano beneficiare di questi nuovi approcci terapeutici”.

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