Il teatro la commedia e l’artista, è questa la chiave vincente che contraddistingue l’anima dell’attore e artista Francesco Paolantoni, uno dei più versatili attori italiani di teatro e cinema. In esclusiva oggi ci racconta un pezzo della sua passione e lunga per la recitazione.
Francesco Paolantoni comico e showman italiano, napoletano classe 1956, inizia la sua carriera televisiva nel 1987, quando interpreta Cupido all’interno dello show “Indietro tutta!” condotto da Renzo Arbore, per poi proseguire a tutta forza con altri programmi televisivi come “Fate il vostro gioco” e “Tirami su” che lo vedono protagonista al fianco di Enzo Iacchetti e Giobbe Covatta. Ma il vero successo con il grande pubblico arriva nel 1996, quando entra a far parte del cast di “Mai dire gol” e crea i personaggi di Ruggero De Lollis e Robertino. Tra le recenti apparizioni cinematografiche lo ritroviamo nel 2015 con il film “A Napoli non piove mai” di Sergio Assisi, e nel 2017 con “I Peggori”, regia di Vincenzo Alfieri.
Francesco Paolantoni affronta da sempre teatro, cinema e tv, alternando con disinvoltura ruoli in chiave comica e realista.
L’intervista a Francesco Paolantoni
D. Come e quando è nata in lei la passione per il teatro
R. “Diciamo che già da bambino sognavo di diventare attore di cinema, la passione per il teatro è nata dopo”.
D. A che età ha iniziato a studiare recitazione?
R. “Ho cominciato a 19 anni a frequentare una scuola di recitazione il Circolo Artistico a Napoli”.
D. Il teatro è sacrificio e studio, chi è stato il suo maestro ispiratore?
R.” Non sono d’accordo sul l’idea del sacrificio a teatro, studio sì, in fondo è sempre un gioco, fatto seriamente, ma un gioco. Sono cresciuto con i film americani ma anche con Eduardo e Totó, queste sono le mie ispirazioni”.
D. Quali sono stati i suoi inizi professionali?
R. “Ho cominciato a vent’anni con la Locandiera di Goldoni, e così via, alternando teatro italiano e napoletano”.
D. Quali sensazioni si aspetta possa suscitare sul pubblico quando lei recita?
R. “Mi aspetto che tra me e il pubblico scatti sempre quella magia del contatto assoluto che ti rende possibile la comunicazione senza neanche bisogno di parlare”.
D. La commedia è arte, che importanza lei dà al personaggio che interpreta?
R. “Tra me e i personaggi c’è sempre un certo distacco che mi da la possibilità di entrarne e uscirne con grande lucidità”.
D. Quanto contano per un attore i testi? E’ difficile oggi far sorridere lo spettatore?
R. “Il testo è importante, ma per far ridere deve bastare anche la mimica e i silenzi, altrimenti non si è comici veri ma solo battutari”.
D. Per far ridere si deve raccontare la realtà o renderla eccessivamente paradossale?
R. “Raccontare la realtà va bene, ma sempre dal punto di vista del comico, che se è intelligente è già di per se alterato, e che la rende poi di volta in volta più vicina al suo”.
D. Recitare con molti professionisti del teatro non è da tutti, c’è ne è uno in particolare che stima moltissimo?
R. “Ho stimato e stimo tutti, mi sono divertito tantissimo con tutti quelli con cui ho lavorato”.
D. C’è nella sua lunga carriera un personaggio cui lei si è avvicinato particolarmente o uno, al contrario, con cui ha avuto maggiori difficoltà?
R. “Un attore per essere bravo deve avere sì passione, ma soprattutto talento, è fondamentale”.
D. Quali qualità deve avere un attore?
R. “Un attore per essere bravo deve avere sì passione, ma soprattutto talento, è fondamentale”.
D. Il teatro è vita, oggi un po’ in sofferenza. Esiste una modalità per superare la crisi dei botteghini?
“No, al momento non c’è nessun modo per superare la crisi, la gente è viziata dalla brutta televisione e dal pessimo teatro teatro dei personaggi di tendenza, deve riabituarsi alla qualità, ma ci vuole tempo”.
D. Dove è possibile seguire i suoi spettacoli teatrali?
R. Basta seguirmi su Facebook.
D. Può salutare i suoi spettatori con un motto simpatico?R. “Ciao, ritrova il bambino che è in te… e poi abbuffalo ‘e mazzate, perché se adda ‘mparà ‘a piccerillo”.
A cura di Paolo Coviello