L’Ati del vino testimonial principe del Brand Irpinia all’Expò

Con la nascita dell’Ati del vino e la sua presentazione all’Expo la delegazione irpina ha chiuso il suo stand che l’ha vista protagonista per tre mesi alla Fiera Universale di Milano. L’Associazione temporanea di impresa del vino e’ stata costituita da tredici produttori irpini che si sono consorziati per promuovere Irpinia Wine marchio del vino made in Irpinia nel mondo. La squadra e’ cosi’ composta: Antonio e Pino Caggiano (Antonio Caggiano); Marilena Aufiero (Bambinuto), Mario Coppola (Cantine dei Monaci), Carmela Cieri e Clelia Romano  (Colli di Lapio), Rosanna Petrozziello (I Favati), Antonella Lonardo (Liccardo), Francesco Romano (Antico Castello), Gabriella Ferrara (Benito Ferrara), Ennio Picariello e Rita Guerriero (Ciro Picariello), Salvatore Molettieri (omonima ditta), Marina Sarno (Tenuta Sarno 1860), Raffaele Troisi (Vudiaperti), Diamante Renna Gaita (Villa Diamante).

L’Expo’ Universale e’ stata l’occasione per mettere assieme un nutrito gruppo di produttori che mai prima d’ora era riuscito a consorziarsi cosi’ massicciamente. E tale unione consentira’ di raggiungere mercati anche lontani che prima non erano alla portata dei budget limitati delle singole aziende. Ci risulta che Piazza Irpinia, anche per la posizione centrale occupata (vicina all’Albero della Vita), sia stato lo stand visitato da un numero di persone pari a quelli nazionali del Giappone, della Germania o dell’Italia. Si sono registrati sette milioni di passaggi  a questi padiglioni. E allo stand Irpinia il visitatore ha potuto degustare prelibatezze gastronomiche annaffiate da dal Fiano di Avellino, Greco di Tufo e Coda di Volpe.

Il sipario per lo stand Irpinia si e’ chiuso ed il bilancio puo’ considerarsi senz’altro positivo. Nata da un’iniziativa della Camera di Commercio di Avellino e del suo Presidente Costantino Capone, sono state svolte 160 iniziative nell’arco di tre mesi, che hanno visto protagonisti operatori dell’industria, della ricerca, dell’agricoltura,dell’artigianato e della cultura. Si e’ promossa un’immagine dell’Irpinia come terra laboriosa e fattiva e nello steso tempo tranquilla oasi che quanto a vivibilita’ nulla ha a che vedere con gli agglomerati urbani delle grandi citta’. Difatti l’Irpinia e’ meta di numerosi villeggianti provenenti dalle congestionate aree metropolitane che vengono a trascorrere i weekend  nelle rigogliose e ridenti localita’ dell’entroterra irpina. E quando si parla di qualita’della vita si deve far

riferimento a luoghi che possano abbinare serenita’e benessere. Di tranquillita’ la verde Irpinia ne offre in quantita’ industriale mentre il benessere va costruito e perseguito dotandosi di quelle infrastrutture come le vie di collegamento che accorcino le distanze (in questa direzione va il progetto dell’Alta Velocita’ che attraversera’ l’Irpinia con direzione Bari) o la Banda Larga che potra’ servire le zone piu’ impervie dell’Alta Irpinia per le comunicazioni.

Il mercato del turismo e’sempre piu’ competitivo e quindi l’offerta irpina deve essere qualitativa e nello stesso tempo concorrenziale. IL turista poi, una volta catturato, non va “spremuto come un limone”, errori in tal senso ne sono stati fatti in passato. IL cliente, e’ questa una regola fissa del marketing, va fidelizzato. Non si puo’ quindi “campare di rendita” offrendo solo il verde e l’aria buona, ma tutta una serie di servizi.

Il brand Irpinia e’ stato lanciato, ora sta agli Irpini adottare quelle politiche imprenditoriali che sulla scia del settore vitivinicolo mettano in relazione tutti i prodotti della filiera, quali attivita’ casearie, ristorazione ed agriturismo.

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