Dislocate tra la città (carcere borbonico e teatro Gesualdo), il circondario Moviplex di Mercogliano, chiesa di San Nicola (Atripalda), e la provincia (Mirabella ed Ariano Irpino) si susseguono le proiezioni del Laceno d’Oro, tornato al rango di Festival Internazionale del Cinema.
“STORIE SOSPESE” e’ un film di Stefano Chiantini, presentato al recente festival di Venezia, che richiama la travagliata vicenda dei No-Tav e l’azione invasiva delle infrastrutture (tunnel ed autostrada nel nostro caso che vanno a violare il territorio e la sicurezza dei cittadini. Protagonisti del film sono Thomas (Marco Giallini) e la maestra del paesino interpretata da Maja Sansa. Il primo, rocciatore di professione che con un giovane collega (Alessandro Tiberi) deve posizionare dei prismi ottici su vari punti della roccia che sovrasta il paesino abruzzese per il rilevamento del movimento franoso che interessa la zona ove sta per costruirsi un tunnel autostradale. La pressione da parte della politica e dell’imprenditoria alla realizzazione dell’opera sono notevoli e fanno sentire tutto il loro peso in termini di decisioni. Ma il movimento franoso c’e’ ed e’ testimoniato dalle crepe che puntualmente si formano sui muri delle abitazioni. Lo stesso fenomeno e’ tenuto costantemente sotto controllo da un anziano geometra che, pur con macchinari obsoleti, riesce a dimostrare la pericolosità della costruenda opera che andrebbe ad accelerare un processo già in corso. Ma alla fine il geometra dovrà arrendersi in quanto non appoggiato efficacemente dalla popolazione che con scarso coraggio si lascia andare all’ineluttabilità degli eventi. Thomas invece, assorto nei lunghi silenzi tipici del montanaro, e’ combattuto tra la necessita’ di svolgere un lavoro che gli consente di mandare avanti la famiglia (moglie e tre figli) e la sensibilità di rinnegare un’attività tutt’altro che positiva per la gente del paesino che è destinato a franare e a desertificare. La mestrina, che gli fa anche gli occhi dolci, cui egli resiste, contribuirà a fargli abbandonare quel lavoro e a non assecondare gli obiettivi dell’impresa costruttrice.
“N-CAPACE” e’ invece l’opera prima nella cinematografia della regista teatrale Eleonora Danco, co-interprete assieme al padre ed altre persone anziane e una decina di ragazzi in eta’ adolescenziale. Non trattasi di un documentario, come l’autrice tiene a precisare, ma una sequenza di interviste ai protagonisti su temi anche imbarazzanti quali sesso, amore, morte. La performance e’ data proprio dalle reazioni che la Danco provoca con le sue domande a raffica, alla capacita’con cui elle riesce a far confessare i soggetti, a tirar fuori dagli stessi le risposte immediate e genuine. Che provocano effetti divertenti, a volte grotteschi, che sviscerano le reazioni dell’animo umano rispetto ai comportamenti. “Non e’ stato facile-rivelara’ la regista-tirare fuori le risposte ai soggetti intervistati: e’ occorsa un opera di convincimento alla capacita’, abolendo in tal modo la negazione (N) iniziale del titolo”. La regista-interprete ha girato le scene del film indossando un pigiama e con un letto in strada, nei luoghi che l’hanno vista crescere da adolescente aTerracina. Con il piccone in spalla ella demolisce idealmente le costruzioni e gli arredi urbani che hanno cambiato i connotati di quei luoghi, che le provocano nostalgia e rimpianto. Si fa riprendere poi in una vasca da bagno piena di biscotti