Sì definitivo dell’Aula della Camera alla legge elettorale. L’Italicum è stato approvato a Montecitorio a scrutinio segreto con 334 voti a favore, 61 contrari e 4 astenuti. L’esito della votazione è stato accolto con un breve applauso partito dai banchi del Pd. I deputati sono quindi defluiti dall’Aula con molti, tra quelli della maggioranza, che sono andati a baciare il ministro per le riforme Maria Elena Boschi.”.
Un applauso di pochi secondi partito dai banchi del Pd ha salutato l’approvazione dell’Italicum. I deputati sono quindi defluiti dall’Aula con molti tra quelli della maggioranza che sono andati a baciare il ministro per le riforme Maria Elena Boschi, a partire dai ministri Angelino Alfano e Roberta Pinotti e diversi sottosegretari.
“Nel Pd litighiamo – ha detto in mattinata il premier Renzi – ma poi ripartiamo tutti insieme”. E il ministro delle Riforme Boschi è sicura: “Secondo me questa è l’ultima #lavoltabuona”.
Impegno mantenuto, promessa rispettata. L’Italia ha bisogno di chi non dice sempre no. Avanti, con umiltà e coraggio. È #lavoltabuona
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 4 Maggio 2015
M5S, FI, Sel, Lega e Fdi sono usciti in Transatlantico, durante la dichiarazione di voto del vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini. “Non stiamo qui – ha detto Danilo Toninelli del 5s – a schiacciare il pulsante rosso. Siamo obbligati a uscire dal voto segreto. Così vedremo come se la cava il presidente del Consiglio con i numeri”. Lo dice nell’Aula della Camera Danilo Toninelli di M5S annunciando che il suo gruppo lascerà l’Aula al voto finale sulla legge elettorale. Alla fine dell’intervento tutti i deputati M5S hanno abbandonato l’Emiciclo. Brunetta ha definito questa giornata “una violenza che Renzi e il suo governo, la sua maggioranza infliggono al Parlamento e all’intero paese“. “Si approvano, tentano di approvare, una riforma elettorale senza partecipazione alcuna da parte del resto del Parlamento. Lo fanno con colpi di maggioranza tra l’altro dichiarata incostituzionale dalla corte. Ricordiamo i 130 deputati del Pd dichiarati incostituzionali dalla sentenza della Corte di un anno e mezzo fa. Lo fanno grazie ai voti di fiducia, che hanno imposto la cancellazione di tutti gli emendamenti, insomma una violenza continua al Parlamento e alle regole del gioco della democrazia. Per questo noi non parteciperemo a questa giornata che consideriamo infausta e lasciamo al Partito democratico tutte le sue contraddizione, di chi è a favore, di chi è contro, di chi si astiene, di chi partecipa, di chi non partecipa”.
L’Italia, questo nostro popolo, non merita tutto questo. Non merita tutta questa violenza. #Italicum #votofinale
— Renato Brunetta (@renatobrunetta) 4 Maggio 2015
Boschi: “Missione compiuta” – “Missione compiuta. Il governo ha mantenuto l’impegno. Abbiamo promesso, abbiamo mantenuto”. Così il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi. “Ci hanno detto ‘non ce la farete mai’. Si erano sbagliati, ce l’abbiamo fatta! Coraggio Italia, è #lavoltabuona”, ha poi twittato il ministro.
Bersani: “Dissenso abbastanza ampio” – “Il dissenso è stato abbastanza ampio”, ha commentato Pier Luigi Bersani. “Ora cosa fatta capo A… ma il dato politico sia sull’approvazione della legge sia sulle dimensioni del dissenso è non poco rilevante”, ha aggiunto. Critico anche il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio: “Oggi e’ il giorno in cui gli italiani sono stati presi in giro”. “Ora esulteranno per una settimana e gli italiani neanche capiranno perché questa è una legge che andrà in vigore nel 2016 e tra l’altro non prevede il Senato”.
Salvini: è schifoso, Parlamento occupato da menata – “Cosa farà la Lega sull’Italicum. Deciderà il gruppo della Lega. Io so che il Pd sta occupando il Parlamento con questa menata della legge elettorale che per me è schifosa”. Così Matteo Salvini in conferenza stampa dove aggiunge: “Speriamo che la smettano, che si salvino la poltrona e che si inizi a parlare dei problemi di questo Paese”. “I miei sogni non sono interrotti dall’Italicum”, ha aggiunto.
Presidio “anti-Italicum” di esponenti della sinistra davanti alla Camera dei deputati. Vi partecipano una quarantina di persone che espongono striscioni contro la nuova legge elettorale ed il premier Matteo Renzi. “Noi non ci arrenziamo. La Costituzione non si tocca, no alla legge truffa”, si legge su un piccolo manifesto esposto da uno dei partecipanti. Tra le bandiere, oltre a quelle rosse, ci sono quelle di Sel, dell’Altra Europa con Tsipras ed una del M5S. Presenti, tra gli altri, i “Giuristi democratici”, “Libera cittadinanza” ed i “Comitati Unitari per la Costituzione”. “Renzi è autoritario. Figuriamoci se uno di questi zerbini di benito Renzi esce dal palazzo”, esclama uno dei partecipanti.
Uno spagnolo modificato. Il nome Italicum arriva direttamente da Renzi, che lo ha definito così durante la sua presentazione. La base è quella del sistema elettorale spagnolo, ma modificato per adattarlo alle richieste dei partiti italiani fino quasi a stravolgerlo.
Il sistema elettorale sarà proporzionale (ovvero il numero di seggi verrà assegnato in proporzione al numero di voti ricevuti) e il calcolo sarà fatto su base nazionale e non provinciale come quello spagnolo, utilizzando la regola “dei più alti resti”. Questo dovrebbe favorire almeno parzialmente i partiti più piccoli, che con un calcolo su base provinciale sarebbero stati molto penalizzati.
Soglie di sbarramento. Come detto, si è andati incontro ai partiti più piccoli prevedendo una distribuzione dei seggi su base nazionale ma al tempo stesso, per limitare il proliferare di gruppi parlamentari, al riparto potranno accedere solo le liste che supereranno la soglia del 3%.
È prevista anche una soglia per le minoranze linguistiche nelle regioni che le prevedono: lo sbarramento è del 20% dei voti validi nella circoscrizione dove si presenta.
Nel caso in cui un partito che facesse parte della coalizione che ottiene il premio di maggioranza non superasse la soglia di sbarramento, i suoi voti concorrerebbero al raggiungimento del premio ma sarebbe comunque escluso dal riparto dei seggi, che sarebbero redistribuiti agli altri partiti della coalizione.
È invece saltato l’accordo per la norma ‘salva Lega’, la quale prevedeva che i partiti che ottenessero almeno il 9% in almeno tre regioni rientrassero comunque in Parlamento.
Circoscrizioni più piccole e tornano le prefenze. Invece delle 27 circoscrizioni attuali si passa a circoscrizioni di dimensione minore. Saranno 100 collegi (in media di circa 600mila abitanti ciascuno) e in ognuno verranno presentate mini-liste, in media di 6 candidati.
Nella prima stesura le liste erano bloccate, ovvero i candidati venivano eletti nell’ordine con cui erano in lista (se un partito aveva diritto a tre seggi, venivano eletti i primi tre della lista). Il sistema delle liste bloccate è però stato bocciato dalla Corte Costituzionale. Nell’accordo finale è invece previsto che solo i capilista siano bloccati (e sono i primi ad essere eletti), mentre dal secondo eletto in poi intervengono le preferenze (ogni elettore ne potrà esprimere due).
Questo sistema avrà come conseguenza che i partiti più piccoli, che difficilmente eleggeranno più di un parlamentare in una circoscrizione, vedranno eletti i capilista, mentre i partiti più grandi avranno anche una quota di parlamentari scelti con le preferenze.
L’eccezione in Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta. La legge prevede che la regione Val d’Aosta e le province di Trento e Bolzano siano escluse dal sistema proporzionale. Qui si voterà in nove collegi uninominali (8 per T.A.A. e 1 per la Val d’Aosta), come già avveniva con il precedente sistema elettorale. Se alla regione Trentino-Alto Adige sono assegnati più di 8 seggi, questi verranno assegnati con il sistema proporzionale.
Premio di maggioranza o doppio turno. Sono due i sistemi ideati per garantire la governabilità. Se la lista più votata dovesse ottenere almeno il 40% dei voti (soglia alzata dal 35% al 37% e poi al finale 40%), otterrà un premio di maggioranza. Il premio assegnerà alla lista più votata 340 seggi su 617 (sono esclusi dal calcolo il seggio della Valle d’Aosta e i 12 deputati eletti all’estero): si tratta del 55% dei seggi.
Se invece nessun partito o coalizione arrivasse al 40% scatterebbe un secondo turno elettorale per assegnare il premio di maggioranza. Accederebbero al secondo turno le due liste più votate al primo turno, e il vincente otterrà un premio di maggioranza tale da arrivare al
53% dei seggi (327 deputati).
Fra il primo e il secondo turno non sono possibili apparentamenti, a differenza del modello elettorale per i sindaci.
Candidature multiple. I capolista potranno essere inseriti nelle liste in più di un collegio elettorale, come già succedeva nel Porcellum, ma fino a un massimo di 10. Nella prima bozza questa possibilità era esclusa.
Le polemiche sulle quote rosa. Il tema delle quote rosa è stato a lungo dibattuto. Nell’ultima formulazione, nessuno dei due sessi potrà essere rappresentato in misura superiore al 50% (con arrotondamento all’unità inferiore) e nella successione interna alle liste nessun genere potrà essere presente per più di due volte consecutive.
Inoltre ciascuno dei due sessi può essere rappresentato massimo nel 40% dei capilista e se l’elettore esprimerà due preferenze, dovranno essere relative a due candidati di sesso diverso, pena la nullità della seconda preferenza.
Nessuna di queste ipotesi garantisce che a essere elette sarà un numero consistente di donne, tutto dipenderà da come saranno scritte le liste e dalle preferenze che le donne otterranno.
Entrata in vigore. Una volta approvato, l’Italicum entrerà in vigore solo l’1 luglio 2016.