Un’interprete di lingua pashtun, che accompagnava un giornalista dell’emittente France 5 in un reportage nella giungla di Calais, un campo migrante nel nord della Francia è stata violentata nella notte tra lunedì 17 e martedì 18. Secondo quanto riportato dalla Procura locale di Boulogne – sur – Mer la donna, una trentottenne di origini afghane avrebbe subito violenza sotto la minaccia di un coltello. La 38enne stava collaborando con un freelance quarantaduenne del posto per realizzare un reportage sulle condizioni dei minori che vivono soli nel campo di Calais. La donna, stando a quanto riportato dalle autorità locali sarebbe stata aggredita da tre uomini afghani, tra le due e le tre di notte. All’inizio gli aggressori hanno tentato di rubare il materiale televisivo, poi uno dei tre ha violentato l’interprete minacciandola con un coltello. Il giornalista e l’operatore sono stati tenuti a distanza anche loro sotto la minaccia di un’arma da fuoco.
Intanto è prontamente arrivato il via libera della giustizia francese allo sgombero del campo profughi di Calais: il tribunale amministrativo di Lille ha dato il proprio assenso, così, all’evacuazione, respingendo in prima battuta il ricorso presentato la settimana scorsa da 11 associazioni umanitarie critiche rispetto alle modalità dell’operazione. Secondo le televisioni locali, comunque, lo sgombero dovrebbe partire nella giornata di lunedì.
La Calais “Jungle” è il soprannome dato a un rifugio, accampamento nei pressi di Calais, in Francia, dove i migranti ei rifugiati vivono. Molti vivono in questo campo nel tentativo di entrare illegalmente nel Regno Unito attraverso il porto di Calais o Eurotunnel da riporre su autocarro, traghetti, auto, o treni che viaggiano verso la Gran Bretagna. Il campo ha guadagnato l’attenzione globale durante l’europeo per i rifugiati e migranti in crisi.
Secondo l’attivista ONG locale il nome di “giungla” è la traduzione di una parola lingua pashto “Dzhangal”, che significa foresta.