Un ricorso, promosso dalle Acli provinciali di Napoli che mira a portare di fronte alla Corte costituzionale l’articolo 2 della Legge Fornero, che, ai commi 58 – 63 dispone, per alcuni gravi reati, che il condannato sia privato delle indennità di disoccupazione, assegno sociale o pensione per gli invalidi civili, qualora ne fosse beneficiario.
Tale norma prevede che la sospensione di questi trattamenti sociali avvenga non soltanto come sanzione accessoria disposta dal giudice, ma addirittura come provvedimento disposto d’ufficio dall’Inps”. L’iniziativa è stata annunciata in conferenza stampa, stamani, in Consiglio regionale, con la partecipazione del Vice presidente vicario, Tommaso Casillo, il Garante dei detenuti della Regione Campania Samuele Ciambriello, il presidente provinciale delle Acli Napoli Gianvincenzo Nicodemo, e Rita Bernardini, già parlamentare dei Radicali, da anni impegnata nel settore dei diritti delle persone detenute, Maurizio D’Ago, legale delle Acli Napoli.
“Non ero a conoscenza che la legge Fornero, che ha già penalizzato fortemente lavoratori e pensionati, fosse intervenuta in maniera così pesante anche per sottrarre diritti ai detenuti e a chi, commesso un reato e pagato il prezzo con la giustizia, vede annientare la propria vita contributiva e viene privato di un diritto costituzionalmente garantito” – ha detto il Vice presidente Casillo – che ha sottolineato: “il ricorso presentato da Acli è una battaglia morale e sostanziale molto importante a tutela dei diritti costituzionalmente garantiti e la sosteniamo insieme con il Garante dei detenuti, Ciambriello, che si è confermato una scelta efficace in questo importante ruolo.
La legge Fornero è un tema sociale da affrontare con urgenza e auspico che il nuovo Parlamento lo faccia in quanto è un dovere morale, politico, sociale ed umano a cui tutte le forze politiche devono dare il proprio contributo”. “La tutela dei diritti delle persone detenute è tra i compiti che il Consiglio regionale si è dato nel momento in cui ha istituito il Garante” – ha detto Ciambriello, per il quale “si continua a considerare Il mondo della detenzione come il mondo della ‘vendetta’ dello Stato nei confronti di chi delinque, ma, invece, è lo strumento attraverso cui si dovrebbe garantire non solo l’espiazione della pena ma anche e soprattutto la rieducazione del condannato.
La legge Fornero ha assestato un duro colpo ai diritti dei detenuti sottraendo loro e alle loro famiglie i diritti costituzionalmente garantiti. L’auspicio è che la Corte Costituzione accolga il ricorso”. “Quindicimila detenuti si sono visti revocare dall’Inps, senza nemmeno un provvedimento amministrativo, i trattamenti sociali che, a prescindere dai reati commessi, sono un diritto ed un sostegno per le famiglie – ha detto Nicodemo, per il quale “si è trattata di una scelta legislativa penalizzante e sbagliata che getta queste persone, impegnate in difficili percorsi di rieducazione, tra le braccia delle mafie”. La già parlamentare Rita Bernardini ha sottolineato che continuerà a combattere questa importante battaglia per i diritti dei detenuti che continuano ad essere calpestati da leggi ingiuste e penalizzanti per questa categoria e per l’intera società.