Nonostante siano passati diversi anni, ancora si sente parlare della Legge Fornero e delle sue conseguenze per i lavoratori. La legge di stabilità ha fatto solo un labile tentativo per rimediare ai danni di una delle riforme più odiate dai cittadini italiani. L’idea è quella di semplificare i prepensionamenti per fornire uno spazio ai nuovi occupati. Dal 2015 sono stati proposti dei metodi per aiutare i lavoratori che ormai sono vicini all’età pensionabile.
Ma chi può trarre beneficio da queste nuove norme? Con la Legge Fornero, i lavoratori a cui mancano meno di 4 anni per andare in pensione potranno usufruire della pensione anticipata purché:
- l’azienda per cui lavorano abbia più di 15 dipendenti
- ci siano lavoratori in eccedenza
- sia stato stabilito un accordo con il proprio sindacato
- il lavoratore si faccia carico del costo totale della pensione.
Ma dal 2016 sono stati inseriti nella legge di stabilità anche due strumenti nuovi per accompagnare i lavoratori alla pensione.
Uno di questi offre dei benefici, all’interno dei contratti di solidarietà espansiva, secondo il dgls 148/2015, alle aziende che intendono assumere nuova forza lavoro in pianta stabile: infatti, esse possono trasformare il contratto dei lavoratori “senior” a cui mancano meno di due anni alla pensione in un part-time, garantendo un reddito pari a quello precedente alla trasformazione anche in pensione.
Un’altra modalità è stata proposta recentemente dal Ministero del Lavoro: in questo caso, i lavoratori a tempo indeterminato nel settore privato a cui mancano meno di 3 anni dalla pensione potranno concordare con il direttore dell’azienda un part-time agevolato. Il datore di lavoro sarà obbligato a versare la differenza dei contributi tra il contratto full-time e quello part-time direttamente in busta paga al lavoratore (l’importo non sarà soggetto a tassazione). Lo Stato, quindi, provvederà completamente alla contribuzione relativa al nuovo contratto.
Il Governo sti sta orientando verso una terza forma, quella del prestito pensionistico.
Quelle persone che vogliono andare in prepensionamento (e non rientrano nei casi di cui sopra), lo possono fare gravando pochissimo sui conti dello Stato, ma accedendo ad un prestito bancario.
I lavoratori potrebbero andare in pensione fino a 3 anni prima rispetto a quanto previsto dalla legge e il lavoratore percepirebbe una pensione ridotta del 3-4% per ogni anno di anticipo.
L’assegno che si verrebbe a percepire, tuttavia, non sarebbe una vera e propria pensione ma una sorta di finanziamento garantito dalla pensione che si prenderà più avanti che il lavoratore potrà riscuotere quando sarà il momento.