Dobbiamo purtroppo constatare come il servizio recapito delle Poste di Avellino regredisce: siamo passati dalla consegna con cadenza settimanale a quella anche bisettimanale! E parliamo, con cognizione di causa, del centro citta’, non certo di periferie o zone rurali. Con un’aggravante: che, a seguito di facili sondaggi, abbiamo scoperto che la corrispondenza viene recapitata a macchia di leopardo, ovvero in alcuni stabili puntualmente e in altri meno: nei condomini piu’ grandi con la presenza di esercizi commerciali e studi professionali viene consegnata quotidianamente.
L’ipotesi piu’ accreditata e’ che tali utenze vengono servite prima per evitare lamentele e ricorsi a carico della societa’, mentre i condomini abitati da poche unita’ vengono trascurati e messi in coda. Ma la logica della consegna a fasi alterne non e’ sopportabile! Fino a prova contraria tutti i cittadini hanno diritto a ricevere la corrispondenza in tempo reale, perche’ tutti hanno, purtroppo, bollette da pagare e scadenze da rispettare.
Capita spesso di dover rischiare la mora per colpe non proprie, solo perche’ la bolletta arriva dopo la scadenza prefissata. Per non parlare delle riviste in abbonamento che vengono recapitate “puntualmente” con una settimana di ritardo, o anche due; e qualche volta non arriva affatto, chi sapra’ mai se per smarrimento o sottrazione indebita.
Quello della lentezza del recapito non e’ una novita’: da diversi anni si mobilitano associazioni, sindacati e gente comune della citta’ o di vari paesi della provincia, con scarso risultato. Essere costretti a protestare vivacemente per sollecitare un servizio che spetta, come in ogni altro Paese civile, da’ non poco fastidio.
Anche perche’ da parte di Poste Italiane, che dispone di un esercito quanto a personale, non dovrebbe essere difficile organizzare un accettabile sistema di distribuzione. Se pero’ gli addetti si danno “ammalati” una settimana al mese e se, tra legge 104, dispense dal servizio esterno ed esoneri vari, diventa tutto piu’ difficile. Ma il sistema perverso degli “imboscamenti selvaggi”non esonera i dirigenti, sia locali che centrali, a trovare idonee soluzioni, senza trincerarsi dietro il solito scaricabarile con altri settori; certo la piaga sociale dei “finti malati” e’ da ricercarsi anche nella facile elargizione di certificati da medici compiacenti.
La sostanza delle cose e’che comunque in certi carrozzoni pubblici nessuno si fa carico di far funzionare meglio il lavoro. Primo perche’ e’ scomodo e faticoso prendersene briga, ci si procura piu’ nemici che amici e poi perche ‘ tanto lo stipendio a fine mese arriva lo stesso. Con cio’non vogliamo assolutamente dire che in tali enti non vi siano persone che lavorano correttamente e fanno per intero il loro dovere, ma l’ andazzo generale non incentiva certo la produttivita’.
Poste Italiane ha in animo di eliminare il servizio Recapito perche’ sarebbe un settore in perdita e non remunerativo come quello degli strumenti finanziari. Ma sorge spontanea una constatazione. Com’e’ possibile che le societa’di Poste Private riescono a consegnare una lettera raccomandata con una tariffa di quasi la meta’ dell’istituto di interesse pubblico (€.3,70 contro €.6,00)? Cio’ vuol dire che il pachiderma di Stato, lento e farraginoso, paga sacche di improduttivita’.
E poi c’e’ un altro aspetto non secondario. Poste Italiane e’ una societa’ per azioni che ha come partner la Cassa Depositi e Prestiti che e’ il maggior istituto finanziario dello Stato ed emanazione del Ministero dell’Economia. Quindi i suoi operatori hanno il dovere istituzionale di non sprecare risorse in alcun modo in quanto una cattiva gestione puo’ incidere negativamente oltre che sui conti dello Stato anche sui rendimenti degli strumenti finanziari in possesso di milioni di risparmiatori. O pensate che questi Enti abbiano un pozzo senza fine? Purtroppo il mal funzionamento di Poste Italiane, su cui ci siamo soffermati sinora, e’ comune a tante grandi societa’ italiane.
In primis viene in mente Alitalia che, dopo il salvataggio a tutti i costi voluto da Berlusconi circa otto anni fa ed il suo rifinanziamento con soldi pubblici, tra breve tornera’a bussare per non essere stata rilevata, in quanto non appetibile, da partner forti. E ricordiamo a tal proposito il clamoroso rifiuto da parte dei dipendenti a una decurtazione del solo otto per cento dello stipendio!
E cosi’ Autostrade spa che, pur avendo la rete viaria piu’ costosa d’Europa, rincara le tariffe ad ogni inizio d’anno. E cosi’Telecom, ora Tim, che per leggere e “comprendere” una disdetta dal servizio inviata con tanto di Raccomandata impiega mesi… Per non parlare della Rai che proprio non riesce a fare a meno del canone pur offrendo un servizio meno performante di quello dei canali privati. Sono tutti esempi di carrozzoni statali con costi onerosi e servizio impropabile la collettivita’.