Deep Web: l’internet oscuro, dove tutto è concesso, ma non sempre è immorale

Accedere al Deep Web, così come effettuare ricerche al suo interno, non è un procedimento complesso, anzi, questa parte “sommersa” della Rete sarebbe facilmente raggiungibile dalla grande maggioranza degli utenti che navigano abitualmente su Internet. I motivi per cui il Deep Web è così poco “frequentato”, dunque, sono riscontrabili sia nella brutta reputazione che ha acquisito, anche giustamente, in merito a molti dei suoi contenuti, non socialmente accettati o accettabili; d’altro canto, è anche vero che molti non sono a conoscenza dell’esistenza del Deep Web, dunque lo scarso flusso di utenti è anche conseguenza di questo fenomeno. Paura, disapprovazione o inconsapevolezza, dunque, rendono il Deep Web un “luogo” molto meno frequentato rispetto al Clear Web.

Chi però sceglie di frequentare il Deep Web non è necessariamente qualcuno che vuole infrangere delle regole, che siano giuridiche o sociali, potrebbe essere un individuo che ha ponderato una scelta in merito alle sue priorità. Per alcuni potrebbe essere importante avere la consapevolezza di muoversi in completo anonimato, non necessariamente per compiere azioni illegali, bensì per tutelare la propria privacy, oltre che molti dati sensibili. I grandi servizi esistenti nel Web tradizionale, infatti, pur offrendo semplicità di utilizzo e velocità non sono affatto sicuri in materia di privacy, dunque alcuni utenti preferiscono utilizzare mezzi simili, magari più lenti e meno user friendly, per effettuare le stesse operazioni replicabili nel Clear Web. È anche vero che il Deep Web pullula di siti che compiono atti illegali, che incitano alla violenza, che traggono profitto da mercati illeciti, spesso a scapito di terzi innocenti, che diventano vittime di commerci spudorati, a volte, anche senza averne la consapevolezza.

Deep Web: autostrade senza tutor dove ogni velocità e ogni modifica è ammessa.

D’altro canto, il Deep Web diventa risorsa di valore inestimabile quando, sempre tutelando la privacy degli utenti, consente a questi di far sentire la propria voce, seppur virtuale, quando le condizioni politiche e sociali dei loro Paesi di provenienza non lo consentono. Dunque non solo violenza, droga e armi, ma anche libertà di espressione, di opinione, libertà di scegliere da quale parte stare senza dover temere le conseguenze che, in alcuni casi, possono essere terribili. Valori dati spesso per scontati, all’interno delle nostre società, ovviamente con le dovute restrizioni come la libertà di opinione, in altre parti del mondo non sono affatto contemplabili. Opporsi, per esempio, ad un regime dittatoriale, in Paesi come la Cina o in molti stati dell’Africa significherebbe, in molti casi, andare incontro alla morte.

Nemmeno il Clear Web, con la molteplicità di risorse e strumenti che mette a disposizione degli utenti può evitare che avvenga un controllo capillare delle conversazioni, dei post su Facebook, su Twitter, persino delle e-mail inviate all’interno di determinati confini geografici. Se i media convenzionali agiscono sotto la pressione dei governi, mentre l’Internet di “superficie” viene continuamente “battuto” dalle autorità, diviene spontaneo supporre che l’unico mezzo attraverso il quale è possibile informarsi e informare è proprio il Deep Web.

Le stesse caratteristiche che consentono questa libertà permettono anche che venga covato il male, il rancore, la violenza, ma è importante sottolineare e ricordare che il Deep Web non è altro che un strumento, e in quanto tale, l’utilizzo che se ne fa dipende esclusivamente da chi usa effettivamente questo mezzo e le sue infinite potenzialità.

Nel periodo in cui ho effettuato questa ricerca all’interno del Deep Web non mi aspettavo di trovare tutto quello che è contenuto in questa tesi. Una molteplicità di emozioni e stati d’animo mi hanno travolto, giorno dopo giorno, mentre cercavo di sfogliare quella che è solamente una parte insignificante di un universo praticamente infinito. Mi aspettavo, ovviamente, di trovare cose sconvolgenti, come grandi mercati di armi e stupefacenti e ritrovi “virtuali” di pedofili, ma la cosa altrettanto e forse più sconvolgente è stata la semplicità con cui ho trovato questi contenuti.

Gran parte delle volte è risultato sufficiente cercare su un motore di ricerca per avere sfilze di risultati di siti che, in merito ai contenuti, violano leggi giuridiche e morali. Anche se in alcuni attimi ho provato terrore e ribrezzo, in altri ho provato empatia, fiducia e solidarietà nei confronti di tutti coloro che si battono per la libertà e non trovano i mezzi per far sentire la propria voce, spesso stroncata sul nascere da censura e repressione.

Il Deep Web, nonostante la sua immensità e complessità è tuttora un “luogo” poco conosciuto ma anche poco studiato. È stato difficile, infatti, trovare del materiale attinente ai contenuti di questa parte di Internet. La ricerca effettuata, pertanto, si è mossa prevalentemente sulla Rete, in quanto atta a svelare, seppur genericamente, i temi del Deep Web. Appare necessario, a mio avviso, approfondire la conoscenza del Deep Web con maggiori studi e ricerche, perché questo mezzo dalle infinite possibilità, nel bene e nel male, può essere realmente fonte di un cambiamento del modo di agire, di rapportarsi e confrontarsi all’interno delle società.

In conclusione è importane sottolineare che la ricerca effettuata non è da considerarsi come un’ esplorazione del Deep Web, in quanto sarebbe impossibile controllare e prendere visione di tutti i contenuti presenti su questa parte di Internet, bensì amo definirla una “doccia”, a volte ghiacciata, che però mi ha conferito un po’ di vigore e di consapevolezza sulla profondità del Deep Web e dell’animo umano, quest’ultimo luogo è, ancora e per fortuna, addirittura più difficile da scandagliare. #Antonio Ansalone.

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