«Ringrazio gli ospiti del dibattito di ieri pomeriggio per aver accettato la provocazione di svolgere questo incontro sotto un simbolo di partito. Non c’è da parte nostra il tentativo di appropriarci della questione culturale. Non è un tentativo di politica culturale, ma è il tentativo forse di recuperare la cultura politica perché è chiaro che oggi i partiti hanno dismesso la cultura come retroterra dell’agire». Lo ha dichiarato l’onorevole Giuseppe De Mita in avvio del suo intervento nell’ambito dell’incontro pubblico “Il capitale culturale: sfida per un nuovo Mezzogiorno” presso il Museo del Sannio di Benevento, appuntamento organizzato dall’Udc Campania.
«Promuoviamo queste iniziative per fare autodafè – ha continuato De Mita – Il tentativo non è pedagogico o volto a spiegare da che parte si deve andare. E’ più lo sforzo di mettersi in discussione. Lo scudocrociato è un simbolo ormai consegnato alla storia. Il simbolo dell’Unione di Centro è già un po’ opaco. Quello dell’Udc a Benevento andrebbe smacchiato con una certa cura perché anche qui spesso si è caduti nell’idea che la politica fosse la suggestione e la gestione del potere. Si sono così asciugate le ragioni della democrazia tanto che oggi i fenomeni politici più rilevanti sono da un lato l’astensionismo e dall’altro una certa riottosità dei politici a stare all’opposizione».
«I beni culturali – ha continuato il vice segretario nazionale dell’Udc – sono stati gestiti nella maniera in cui sono stati gestiti perché non erano un fattore produttivo, erano un bene di consumo all’interno di una dimensione ludica. Le discussioni che apriamo, perciò, sono un tentativo di recuperare la coralità, per definire il ruolo della politica e darvi un nuovo perimetro. E’ necessario lasciare agli operatori culturali lo spazio della loro libertà in termini critici e sovversivi nei confronti del potere”.
«Il punto è alimentare una discussione pubblica – ha concluso De Mita – L’idea è quella di provare a generare un movimento che eviti le criticità del passato, anche in riferimento all’utilizzo e alla spesa delle risorse. Ma se la politica non si mette in discussione, allora possiamo continuare a fare le Primarie a vita, possiamo tornare a votare ogni tre settimane, ma resteremo sempre allo stesso punto. Non c’è un singolo che ci salva. Esistono, al contrario, i movimenti collettivi. La sfortuna delle ultime generazioni può essere quella di rallentare l’arrivo del futuro piuttosto che essere complici di un’accelerazione che riesca ad accorciare i tempi tra l’entrata in crisi di un modello e l’avvento del nuovo. Facendo questo autodafé ci auguriamo di incrociare la disponibilità degli altri ad uscire dalle difficoltà del presente».
Continuano con successi gli incontri che l’Udc campano sta promuovendo nelle varie realtà regionali, la buona partecipazione dei cittadini, è un buon segnale per il partito di Lorenzo Cesa, partito che punta a diventare in Campania, punto di riferimento dell’elettorato centrista e di ispirazione cattolica e popolare. Il lavoro i vertici del partito stanno facendo, sta producendo già i primi frutti. Infine, la campagna di tesseramento del partito è stata prorogata fino a metà marzo
A cura di Marco Grossi