Alimentazione – Il nostro cibo e’ gestito da poche grandi multinazionali. Pochi affezionati clienti si servono ancora dal salumiere sotto casa, perché hanno il tempo di fare la spesa quotidianamente e vogliono assicurarsi la genuinità e la freschezza dei prodotti che acquistano: si presuppone che ivi si smercino prodotti locali e controllati. Ma la stragrande maggioranza delle persone, per la spesa alimentare si reca nei supermercati, ove si trova tutto, in quanto dotati dei piu’svariati settori merceologici.
Molti hanno l’opportunità’ di recarvisi una sola volta la settimana, e riempiono il carrello all’invero simile, in altre parole fanno il pieno come alla stazione di servizio di carburante. Il proliferare degli ipermercati ha costretto alla chiusura i piccoli punti vendita che , non riuscendo a tenere bassi i prezzi per la minore portata dei loro ordinativi, sono costretti a chiuderei battenti e scomparire.
Questa e’conseguenza della globalizzazione che, gestita in maniera indiscriminata, ha provocato a livello planetario numerosi casi di estinzione delle piccole imprese, in questo settore come in altri.
Entrando negli ipermercati troviamo sugli scaffali un’infinita’ di prodotti che ci fanno venire l’imbarazzo della scelta, poi magari optiamo per quello che costa meno, oppure ci impegniamo un po’ e scegliamo quello che ci sembra la sintesi del miglior rapporto qualita’-prezzo. Qualunque scelta facciamo, l’unico affare non lo fanno ne’ i produttori, ne’ i consumatori, ma le grandi multinazionali che gestiscono l’intero comparto dei prodotti alimentari. Nestle’, Danone, Unilever-Kraft, Heinz, Coca-Cola gestiscono il 70% del cibo nel mondo. Ognuna di queste ha incorporato altre piccole societa’ che con le fusioni riescono ad esercitare una politica comune che agevola la produzione e la distribuzione dei prodotti. Ovviamente l’obiettivo dei colossi alimentari e’ quello di ottimizzare il profitto e ricavare quanti piu’ utili e’ possibile. E ci riescono bene. Il rischio e’ che, controllando buona parte del mercato, di fatto hanno la possibilita’ di “fare cartello”, con il risultato di livellare i prezzi verso l’alto. In tale ottica le grandi societa’ accrescono sempre piu’ gli utili ed il consumatore finale deve sottostare ed accettare i prezzi imposti.
La possibilita’ di poter scegliere tra varie marche per il cliente c’e’, ma il risparmio e’ solo illusorio perche’ probabilmente il prezzo che paga per un determinato prodotto potrebbe essere, rispetto al costo industriale, ancora sensibilmente ridotto, pur rispettando i margini di guadagno.
Oggi, a seguito delle costanti mozioni da parte delle organizzazioni ambientaliste e salutiste che spingono verso i prodotti biologici e a chilometri zero, le multinazionali del cibo pongono maggiore attenzione a quello che producono e mettono in commercio. E anche per migliorare la propria immagine cercano di bandire i cibi spazzatura finora propinati. Ad esempio molte Case hanno annunciato l’eliminazione degli antibiotici dalla nutrizione degli animali ed un maggior controllo su tuttala filiera alimentare, dalla produzione alla vendita dei prodotti. Da un po’ di tempo i cibi esposti sono accompagnati dalle informazioni sulla data di creazione e su tutti i trattamenti che subiscono, dall’origine al banco di vendita.