Da quest’anno accademico, per la prima volta si terrà un corso universitario in “Storia dell’omossesualità”, precisamente all’Università di Torino. L’insegnamento, dal valore di sei crediti formativi, sarà facoltativo, sarà riservato agli studenti del Dipartimento di Studi Umanistici e sarà impartito tramite il Dams dalla docente a contratto Maya De Leo.
Il corso partirà il 23 aprile e terminerà il 6 giugno, come recita la pagina Web dedicata al corso, ma prima verrà presentato proprio oggi dal rettore Gian Maria Ajani attraverso una conferenza stampa.
Come menziona la stessa pagina poi, “il corso propone una storia culturale dell’omosessualità che ne ricostruisce le trasformazioni in età contemporanea (dalla fine del XVIII secolo al tempo presente) tra Europa e Stati Uniti, restituendo esperienze, narrazioni e rappresentazioni collocate in diversi contesti sociali. Inoltre, si concentra sulla produzione culturale legata ai movimenti di liberazione omosessuale e più in generale all’attivismo LGBT+ e queer. Infine, offre un percorso di approfondimento specifico sul rapporto tra media e omosessualità in età contemporanea”. Dunque gli argomenti delle lezioni spazieranno dall’omosessualità ai tempi dell’Ancien Régime fino alla trattazione del tema fino ai giorni nostri, analizzando anche lo sguardo offerto da film e serie televisive.
Non appena annunciata tale novità, subito si sono scatenate le prime polemiche. Infatti il partito politico Forza Nuova, dichiaratamente omofobo, ha affisso uno striscione di protesta ai cancelli di Palazzo Nuovo, sede storica dell’ateneo. Il suo contenuto è davvero raccapricciante: “La storia è una cosa seria, l’omosessualità no”, in più la doppia “s” era scritta con il simbolo delle SS naziste. La citazione è ancora più odiosa, considerando che il regime di Hitler perseguitò ben 50mila omosessuali solo per il fatto di essere tali durante la Seconda Guerra Mondiale. In base a quanto comunicato in una nota, questo corso tende ad accontentare soltanto gli studenti politically correct e ad eliminare il pensiero degli studenti, con l’inculcare su tale pensiero unico.
Nel frattempo, il rettore respinge ogni accusa al mittente e sostiene con forza la scelta di inserire l’insegnamento nell’ateneo da lui guidato, sostenendo che ormai in Europa gli studi di genere sono un’importante area di studio già da 20 anni, di conseguenza questo insegnamento prova a colmare il vuoto culturale n Italia sulla materia.