Creato il Superpomodoro, in grado di prevenire invecchiamento e tumori

Resveratrolo e genisteina, queste le sostanze amiche delle cellule contenute nel superpomodoro, creato dal centro di ricerca Inglese John Innes, il prodotto contiene principi antiossidanti in grado di prevenire invecchiamento e tumori

Mangiare un superpomodoro equivarrebbe a bere 50 bottiglie di vino rosso, ma solo per quanto riguarda la presenza di una sostanza antiossidante amica delle cellule, il resveratrolo. Il primo superpomodoro che protegge le cellule dai processi degenerativi, come quelli all’origine di invecchiamento e tumori, è stato ottenuto dai ricercatori del centro di ricerca britannico John Innes, fra i quali vi è l’italiano Eugenio Butelli.

Descritto sulla rivista Nature Communications, il superpomodoro potrebbe diventare una ‘fabbrica’ di questa sostanza da estrarre per ottenere integratori o cibi arricchiti. Oltre al resveratrolo, il superpomodoro è ricchissimo anche di un’altra sostanza che aiuta a prevenire i tumori, la genisteina, che è contenuta nella soia.

Ottenere il superpomodoro ricco di antiossidanti è stato possibile aggiungendo nel suo Dna i geni responsabili della produzione del resveratrolo nella vite e della genisteina nei legumi. Inoltre è stata aggiunta una proteina chiamata AtMYB12, che si trova nella pianta più utilizzata nei laboratori di ricerca di tutto il mondo, l’arabetta comune (Arabidopsis thaliana). La proteina agisce come un ‘rubinetto’ per aumentare la produzione delle sostanze antiossidanti perché amplifica l’attività dei geni coinvolti nella loro ‘fabbricazione’.

 

Storia

Il pomodoro è nativo della zona dell’America centrale, del Sudamerica e della parte meridionale dell’America Settentrionale, zona compresa oggi tra i paesi del Messico e Perù. Gli Aztechi lo chiamarono “xitomatl”, il termine “tomatl” indicava vari frutti simili fra loro, in genere sugosi. La salsa di pomodoro divenne parte integrante della cucina azteca. Alcuni affermarono che il pomodoro aveva proprietà afrodisiache, sarebbe questo il motivo per cui i francesi anticamente lo definivano “pomme d’amour”, pomo d’amore. Questa radice è presente anche in Italia: in certi paesi dell’interno della Sicilia, è indicato anche con il nome di pùma-d’amùri (pomo dell’amore). Si dice che dopo la sua introduzione in Europa sir Walter Raleigh avrebbe donato questa piantina carica dei suoi frutti alla regina Elisabetta, battezzandola con il nome di “apples of love” (pomo d’amore).

La data del suo arrivo in Europa è il 1540 quando lo spagnolo Hernán Cortés rientrò in patria e ne portò gli esemplari; ma la sua coltivazione e diffusione attese fino alla seconda metà del XVII secolo. Arriva in Italia nel 1596 ma solo più tardi, trovando condizioni climatiche favorevoli nel sud del paese, si ha il viraggio del suo colore dall’originario e caratteristico colore oro, che diede appunto il nome alla pianta, all’attuale rosso, grazie a selezioni e innesti successivi.

Inizialmente si pensò che fosse una pianta velenosa in quanto somigliava all’erba morella Solanum nigrum. Difatti, di fronte al dubbio, venne adottata assieme alla patata e a quella americana, come pianta decorativa. I più ricchi situavano questi alimenti stranieri in bei vasi che ornavano le finestre e i cortili. I primi pomodori che arrivarono in Spagna furono piantati nell’orto del medico e botanico Nicolàs Monardes Alfaro, autore del libro Delle cose che vengono portate dall’Indie Occidentali pertinenti all’uso della medicina(1565 – 1574): per la prima volta il pomodoro viene inteso come coltura con proprietà curative. Gradualmente si comprese che poteva avere un utilizzo farmacologico e gastronomico.

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