La sfortuna non è la causa del cancro. Il tumore dipende dal Dna

Tumori: statato il mito della “sfortuna”. Non è la causa principale del cancro

Partiamo da un dato preoccupante, nonostante la continua evoluzione delle terapie e la sperimentazione di nuove cure, in Italia si ammalano 1.000 persone al giorno di tumore, solo nel 2015 i casi accertati sono stati ben 363.000. I decessi derivati dal cancro sono in media 180.000 nel nostro paese e oltre 8 milioni in tutto il mondo.Tra le nuove diagnosi, la neoplasia più frequente è quella del colon-retto (52.000), seguita da seno (48.000), polmone (41.000), prostata (35.000) e vescica (26.000).

Tumori e sfortuna, solo una leggenda? L’essere umano inconsciamente si sente immortale, una forma di autodifesa della mente che ci consente di vivere una vita piuttosto serena. Immaginate di dover vivere la vostra intera esistenza circondati dalle vostre stesse paure: ammalarsi, morire, insuccessi. Sarebbe praticamente una vita non vissuta. Questa stessa forma di protezione, considerata inconscia, ci porta spesse volte a sottovalutare alcuni aspetti chiave della nostra stessa vita, come ad esempio la salute. Per tanto, fin quando non ci accade nulla di male continuiamo a perseverare in stili di vita inadeguati, fumiamo, beviamo, ci trascuriamo, insomma tendiamo a portare il nostro stesso essere al limite. Una condizione sbaglia che prima o poi la vita ripagherà con un conto molto salato. Quando questo accade, il primo pensiero sarà, tutta colpa della sfortuna.!

LA SFORTUNA NEI TUMORI

Il concetto di sfortuna è tuttavia molto filosofico e può aprire infinite riflessioni. Chiaramente se una persona viene colpita da un tumore è stata sfortunata, ed è palese che la “sfiga” ha un suo ruolo. Tuttavia questa sfortuna non è cosi decisiva, come affermato lo scorso anno da alcuni ricercatori in uno studio pesantemente criticato che attribuiva a mutazioni casuali la maggior parte dei tumori.

Il nuovo studio sui tumori

Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature e sviluppato dall’università Utrecht ha provato a confutare la precedente teoria, concentrando le proprie risorse sulle mutazioni nelle cellule staminali adulte. I ricercatori olandesi hanno studiato le mutazioni del Dna nelle cellule staminali adulte di fegato, intestino e colon di una serie di volontari tra 3 e gli 87 anni, verificando che indipendentemente dall’organo o dall’età della persona, il numero di nuove mutazioni che si accumulano è stabile, con una media di 40 l’anno. Questo, spiega Ruben Van Boxtle, uno degli autori, contrasta con la teoria della ‘sfortuna’. “Siamo stati sorpresi di trovare praticamente lo stesso tasso di mutazioni in organi con incidenza di tumori molto diversa tra loro. Questo suggerisce che la semplice accumulazione di errori ‘sfortunati’ nel Dna non può spiegare la differenza di incidenza, almeno per alcuni tumori”.
Dal punto di vista qualitativo, aggiunge l’autore, qualche differenza nel tipo di mutazioni è stata trovata. “Questo può voler dire che la ‘sfortuna’ gioca qualche ruolo, ma non sappiamo ancora quale”.


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