Alice Salomon visionaria tedesca delle politiche sociali europee, ha contribuito attraverso i suoi lavori allo sviluppo del servizio sociale europeo.
La sua biografia ha sviluppato una corrente di pensiero nella storia del servizio sociale tesa ad eliminare le differenze di classe e a proporre delle soluzioni in termini di opportunità.
La Salomon ha riservato nei suoi lavori un posto particolare per il ruolo delle donne nella professione di assistente sociale a ragione delle molte doti che queste possiedono nella relazione di aiuto all’altro in difficoltà:
“ C’è qualcosa da fare al di fuori della famiglia; dal momento che Stato, economia e società sono fatti dagli uomini non funzionano bene. Guerra, sfruttamento, lavoro minorile, salario femminile ingiusto – tutto questo può accadere quando le donne non hanno influenza politica”. (Salomon, 1944).
“ Le donne vivono una doppia oppressione a ragione della loro facoltà di dare la vita, una nei confronti dello Stato e una nei confronti dei propri mariti: la prima perché risultano svantaggiate nel mercato del lavoro e la seconda perché devono servire gli uomini i quali sono in grado di lavorare per mantenere i figli. Doppio sfruttamento” (Salomon, 1944).
LA TUTELA DELLA MORTALITA’ INFANTILE
Agli inizi del novecento in Germania c’erano molte situazioni disagiate che l’autrice denunciò, si occupò fin da subito dell’alta mortalità infantile: il fatto che la contraccezione non fosse conosciuta e che le donne non potessero esimersi dai doveri coniugali comportava la nascita di bambini che non potevano essere mantenuti, vista la preoccupante povertà che incombeva, ragion per cui le madri spesso erano costrette a lasciar morire di fame i propri bambini o a giungere a soluzioni ancora più estreme. In quegli anni non c’era nessuna legge che tutelasse la maternità o definisse i doveri dei genitori verso la prole.
La società del tempo lanciava messaggi contraddittori alle donne: da un lato si aspettava che esse accudissero i figli ma nel contempo non dava loro supporti necessari, costringendole di conseguenza a cercarsi un lavoro, distogliendosi con ciò dalla cura dei figli.
Politiche pubbliche a sostegno della famiglia
La Salomon, acuta e lungimirante, comprese che in un contesto socio-politico di tal genere lo Stato doveva intervenire con politiche di supporto alla maternità. La cura non doveva rimanere un fatto privato ma essere supportata con politiche pubbliche che prendessero ispirazione da quel lavoro di cura interno alle famiglie e che quotidianamente veniva agito dalle donne.
La capacità di prendersi cura dell’altro, circostanza in cui le donne manifestavano tutta la loro abilità, a detta della Salomon non doveva restare un fatto privato ma doveva essere resa pubblica e incarnata in una professione precisa: il servizio sociale. Per formalizzare ciò organizzò scuole di servizio sociale che, all’inizio, prendevano donne volontarie, cioè a costo zero, che consentivano il fluire – dall’una all’altra – delle esperienze ed eredità diverse e che potevano, a differenza delle donne dipendenti, criticare pubblicamente lo status quo; il progetto ultimo della Salomon, però, era di superare, l’aspetto volontario e rendere il lavoro professionale.
Questo comportava la necessità di una focalizzazione e di una formazione sui seguenti aspetti : il metodo (considerare la persona nella sua interezza 1928); i compiti: interventi di carattere economico, abitativo, educativo; la creazione di un network fra gli interventi; l’ ”adattamento” degli interventi ai bisogni dell’utente: sviluppo sociale; le caratteristiche personali dei professionisti coniugate con metodi di lavoro, empatia ed empowerment.
Venne maturando presto la consapevolezza che per la realizzazione di interventi efficaci la conoscenza da sola non è sufficiente, ma d’altro canto neppure è sufficiente la sola pratica: se si va a intervenire e a incidere nella sfera più intime delle persone, è necessario un bagaglio teorico in aggiunta a una metodologia.
Un altro punto importante riguardava lo sviluppo di un’etica professionale e, in parallelo, l’importanza di una conoscenza multidisciplinare (psicologia, sociologia, pedagogia, politica sociale).
Un’ ulteriore attenzione era riservata alla sfera internazionale: il lavoro dell’assistente sociale non doveva restare isolato nei singoli contesti nazionali, perché uno scambio con delle realtà estere non poteva che portare un arricchimento e uno sviluppo reciproci. Profondamente convinta di ciò, la stessa Salomon si occupò dell’organizzazione e della promozione di eventi e momenti di incontro internazionali.