All’indomani della nomina dei commissari per la sanità Campania Polimeni e D’Amario, avvenuta il 18 gennaio 2016, il Presidente De Luca ebbe a dichiarare che nell’incontro istituzionale, avuto con i nuovi responsabili della sanità regionale, si era tenuta una importante riunione nella quale “ in un clima di sinergia e piena collaborazione”era stato affrontato un approfondito esame delle linee di intervento rispetto alle priorità e criticità della sanità campana. Il presidente De Luca aveva annunciato i punti qualificanti del nuovo piano concordato con la struttura commissariale, che così si sintetizzano: Nessuna chiusura di ospedali, ma solo riconversione delle strutture sulla base di una svolta radicale nei servizi ai cittadini e nella medicina del territorio; definire al più presto i contratti con le strutture accreditate per assicurare servizi e assistenza ai cittadini; incentivare l’assistenza sanitaria nelle strutture pubbliche con l’attivazione dei servizi anche oltre le ore venti e nei giorni festivi; assicurare subito qualità e sicurezza al sistema dell’emergenza- urgenza e assicurare l’attivazione delle reti di immediato intervento per l’infarto, l’ictus e i politrauma; superare in tempi brevissimi le criticità rilevate nell’assistenza ai cittadini: liste d’attesa, tetti di spesa, rapporti con la sanità privata.
Tutto purtroppo è ancora fermo al palo. L’idillio dei primi giorni tra il presidente De Luca e i commissari ad acta appare finito; c’è chi già parla di un braccio di ferro istituzionale. In Conferenza dei capigruppo in consiglio regionale sembra sia stata chiesta la “sfiducia politica” dei due commissari. Appare sempre più consistente l’iniziativa politica locale che sostiene quella avviata a livello nazionale che vede la Campania guidare il fronte delle regioni del sud per chiedere che sia superata l’incompatibilità tra il ruolo di Governatore e quello di Commissario ad acta per la Sanità, nel caso che il presidente della giunta in carica non sia responsabile dello sbilancio di cui deve diventare commissario.
Per la verità la situazione complessiva della Sanità è destinata ancora a far discutere. La legge di Bilancio 2017 contiene misure importanti, oltre quello dell’aumento di 2 miliardi del fondo pari a 113.063 milioni di euro, Con riferimento alle norme di efficientamento della spesa sanitaria, si parla però di introdurre un criterio più severo per predisporre piani di rientro per i servizi sanitari regionali, con conseguenze rilevanti sulle scelte delle regioni interessate, che potrebbero essere costrette ad attivare la leva fiscale, con effetti negativi e preoccupanti per i contribuenti.
Ma quel che assilla i cittadini della regione ed in particolare della nostra provincia è che cosa accadrà nei prossimi mesi e nel 2017, in considerazione dei tagli annunciati all’assistenza ospedaliera, in termini di posti letto, di declassamento di U.O.C. (unità operativa complessa ) a U.O.S (unità operativa semplice), di tagli di posti di primari, nelle nostre strutture ospedaliere, che per molti versi risultano già carenti per motivi incomprensibili e che, nel settore dell’emergenza – urgenza spessissimo, malgrado l’impegno di molti operatori della sanità e dei servizi sociali, si rivelano del tutto inadeguate con gravissime conseguenze per la salute dei cittadini utenti, ed in modo particolare delle fasce più deboli della comunità che diventano sempre più numerose per la situazione economica e finanziaria in cui versa il nostro paese
La nostra attenzione ora va ai piani e ai programmi presentati alla Regione dalla ASL di Avellino e dalla Azienda Ospedaliera S. Giuseppe Moscati , alle scelte di politica sanitaria ivi fatte dai rispettivi manager, spesso guidati esclusivamente dalle linee guida delle gestioni commissariali, dove non si discute della domanda di salute, che viene tutti i giorni dai cittadini, non si discute di anziani e cronici, non si discute dei bambini, dei giovani, delle donne, e dei portatori di handicap, ma soli dei costi prodotti dalle loro malattie e dai loro bisogni, e poco dei livelli essenziali di assistenza, i LEA (livelli essenziali di assistenza), infatti, sono diventati per gli operatori della sanità solo un “acronimo”che sta indicare una misura, economicamente sostenibile o non sostenibile.
I cittadini oggi sanno della vicenda sanità o perché la vivono sulla propria pelle o perché ne ascoltano i fatti di “malasanità” che fanno notizia. Eppure i cittadini potrebbero sapere tutto degli ospedali, tutto degli ambulatori, tutto delle istituzioni sanitarie e sociali, e tutto di tutto e di più, attraverso la “carta dei servizi”, se bene realizzata, uno strumento istituito dal legislatore tempo addietro , che attualmente è considerato meno di un comune depliant illustrativo. Antonio Battista #Irpinia Insieme