Lo spirito del Referendum falsato dalla speculazione politica

Siamo a una decina di giorni dal fatidico referendum, nel pieno di una campagna iniziata due mesi fa, con una mobilitazione ingente di uomini e mezzi, francamente spropositata. I mass-media (Tv di Stato compresa) ed i gruppi politici, a dir il vero trasversali, hanno messo in opera una sceneggiata a tutto tondo, senza esclusione di colpi. I comitati per il Si e per No, in maniera piu’ massiccia quest’ultimo, hanno battuto l’intero territorio italico per catturare adesioni. Insomma una lotta in un clima da “giudizio universale”!

Ma davvero crediamo che dal risultato di questa tornata elettorale possano cambiare in maniera determinante le sorti dell’Italia? Pensiamo convintamente di no! Perche’ i problemi nazionali hanno bisogno di ben altro che la sussistenza del Senato o il depontenziamento di Regioni e Province. Certo una maggiore stabilita’ amministrativa ed un iter legislativo meno complesso potrebbero favorire la governabilita’e quindi una piu’ agevole risoluzione dei problemi. Diminuire il numero dei senatori ed affidare loro un ruolo prettamente consultivo, comporterebbe sicuramente un risparmio finanziario per stipendi e di tempo per l’approvazione delle leggi. Ma se il livello di evasione fiscale continua ad essere elevato ed incoraggiato da ulteriori condoni, come tanti se ne sono succeduti negli ultimi 25 anni; se la lotta contro la corruzione non viene perseguita tenacemente, come invece sta facendo Cantone; se non si riesce ad arrivare ad una concertazione con l’Europa  per risolvere il problema dell’immigrazione, allora si che c’e’ da preoccuparsi. Su questi temi c’e’ bisogno della mobilitazione di massa, a qualunque colore politico si appartenga. Abbiamo invece l’impressione che la consultazione referendaria abbia stimolato la libidine massima da parte di tutte fazioni politiche. Sicuramente queste hanno intravisto la possibilita’, dopo il referendum, di ricorrere alle urne nuovamente per le elezioni politiche, e si sono fiondate come Dracula sul collo della vittima, cioe’ la massa degli elettori. Ed hanno creato un’orgia collettiva, grazie alla potenza dei mass media ed al girovagare lungo lo Stivale dei politici di ogni risma ed estrazione, prontamente intervenuti. Ed il bersaglio preferito, da cui succhiare il sangue, e’ il premier Renzi, reo di aver, per impulso dovuto alla sua esuberanza unita a una buona dose di autostima, elevato per primo i toni della consultazione a livello di sfida personale. Ma il fronte del No si e’ ingrossato e subito fatto coriaceo e feroce, costituendo un gruppo trasversale che rappresenta i partiti politici piu’ disparati e che nulla hanno in comune tra loro. E dalle battaglie verbali che si intrecciano sembra che il fine ultimo piu’ che la conservazione dell’attuale Costituzione si al defenestrazione di Matteo Renzi. Per tutti questi motivi la consultazione che ci apprestiamo a votare piu’ che un referendum sulle riforme e’ sul Premier Renzi e come lo ha definito il Presidente Napolitano e’ “una sfida aberrante”. Mai nessun referendum aveva suscitato tanto clamore ed interesse. Perche’ l’istituto referendario, visto il risultato di alcuni quesiti, quali quello sui finanziamenti ai partiti,o quello sulla gestione dell’acqua, se pubblica o privata, ha suscitato nel tempo scarsa fiducia se non sconcerto nell’elettorato. I temi i cui sopra, pur avendo avuto una chiara risposta dall’elettorato, sono poi stati regolamentati successivamente dai parlamentari nelle modalita’ che ad essi garbava e contrarie all’orientamento popolare. Stavolta almeno non c’e’ problema di quorum per cui un responso uscira’ dalle urne ma per ora i comitati del Si e del No hanno persoentrambi!