Quante volte abbiamo sentito mamme, zie, fidanzate, nonne, lamentarsi dell’eccessivo lavoro da compiere per sbrigare le faccende domestiche? Ebbene, uno studio sull’epidemiologia nelle aree rurali, pubblicato sulla nota rivista scientifica “The Lancet” e curato dalla McMaster University del Canada su un campione 130.000 individui, ha evidenziato dati interessanti.
I risultati ottenuti sono stati conseguiti dopo che tali persone sono state seguite per sette anni, hanno fornito le proprie informazioni su status socioeconomico, stile di vita e anamnesi familiare, nonché compilare un questionario sul moto svolto ogni giorno. Dopo la raccolta di questi dati, è venuto fuori come praticando 2 ore e mezza di attività motoria a settimana, ad esempio le pulizie di casa, riduca del 20% il rischio di malattie cardiache e del 28% quello di mortalità.
Infatti, come sostiene il dottore Scott Lear, capofila della ricerca, l’attività di pulizia, come andare a piedi è sufficiente per raggiungere le soglie minime di attività fisica raccomandata dalle linee guida internazionali. Allo stesso tempo, afferma l’esperto, ciò consente anche di risparmiare risorse dedicate a chi soffre di patologie cardiache, specie nei paesi a medio e basso reddito.
A questa voce si accoda il dottor Stefano Negrini, Professore associato in Medicina Fisica e Riabilitazione all’Università di Brescia – Fondazione Don Gnocchi e direttore scientifico di ISICO (Italian Scientific Spine Institute), il quale afferma che è notorio da anni come l’attività fisica procuri vantaggi anche psicologici ma allo stesso tempo richiede fatica e organizzazione, specie in una società sempre più tesa alla sedentarietà. In particolare, afferma il professore, la situazione in Italia è peggiore rispetto agli altri Paesi, in quanto non sono previsti incentivi economici per chi va a lavorare praticando attività motoria.