A seguito della riduzione a zero dei tassi da parte della BCE e del contemporaneo lancio del Quantitative Easing che significa minor costo del debito l’Italia ha avuto lapossibilita’di racimolare sei miliardi di euro.
Il premier Renzi ha subito resa pubblicala novita’ del tesoretto acquisito con toni compiaciuti dichiarando che servira’ a cancellare alcune imposte, non specificando quali. Ma dell’esistenza dei Derivati in scadenza nei prossimi anni nessuno della compagine governativa ha mai parlato.
I Derivati sono titoli finanziari il cui valore dipende da fattori variabili come il cambio euro-dollaro e l’andamento dei tassi di interesse. Questi titoli acquistati dagli anni novanta con un debito pubblico eccessivo dovevano servire al Tesoro a cautelarsi di perdite eccessive nel caso di risalita dei tassi di interesse.
Quindi il Tesoro li ha stipulato con le banche d’affari al tasso limite del 5% e poiche’ i titoli di riferimento erano di breve durata come i Bot e CCT, ci ha rimesso un sacco di soldi. Negli anni duemila si e’ puntato tutto su Derivati e BPT che sono poliennali e quindi a scadenza piu’ lunga.
Finora il trend ha favorito le banche d’affari ai danni del Tesoro in quanto, specie nell’ultimo periodo (dall’anno 2012) i tassi sono ben al di sotto del 5%. I Titoli Derivati hanno due funzioni: di proteggersi dai rischi di repentine risalite oppure un intento speculativo. Un’entita’ pubblica, quale lo Stato dovrebbe badare essenzialmente alla copertura assicurativa dai rischi di rialzi improvvisi.
Ma probabilmente questo aspetto non e’ stato contemplato visto che a questa funzione provvedono apposite clausole che vanno inserite alla stipula (le swap option).
Si e’ tentata quindi una ristrutturazione del portafoglio titoli stipulando ancoracontratti sui Derivati ed emettendo BPT, in tal modo si e’ allungata la scadenza ma gli effetti comporteranno solo una dilazione delle perdite.
Ad oggi il Tesoro ha in portafoglio titoli derivati sul debito statale per 159 miliardi su cui sono attese perdite per 42 milardi. C’e’ poco da esultare quindi: la sopravvenienza attiva dei sei miliardi e’ offuscata dalle buie previsioni per gli anni a venire. Dopo il terremoto finanziario del 2011 sono stati ristrutturati gli asset dei titoli derivati ma le banche d’affari internazionali accettano di allungare il debito ma non di annullarlo.
Probabilmente nella stipula dei derivati da parte del Tesoro non e’ stato valutato correttamente il rischio, da cui ci si guarda con l’applicazione di apposite clausole; trucchi che invece le banche d’affari conoscono bene o applicano con spregiudicatezza. Procedure su cui il Garante e’ necessario che vigili costantemente.