La Medicina Generale e il COVID-19

Il nostro Sistema sanitario nazionale e le Regioni sono impegnate con tutte le loro   risorse  a fronteggiare la grave pandemia che ha colpito l’Italia e il mondo intero. I Cittadini appaiono sempre più responsabili e disponibili ad affrontare questa grande prova.

Nel mese di settembre 2020 il leader Fimmg, Silvestro Scotti, su il quotidiano sanità.it, prestigioso organo di informazione  sulla sanità, a proposito del Covid-19, affermava: “Per la medicina generale è il momento dell’adesso o mai più.” Rivolgendosi, poi ai suoi colleghi sosteneva: “dobbiamo evolverci altrimenti chi vuole distruggerci avrà vita facile”. Ed aggiungeva infine: “occorre ora un atto di indirizzo che disciplini il nostro ruolo in situazioni di emergenza; il Covid ha messo sotto stress tutto il Sistema sanitario nazionale e noi siamo oggettivamente un obiettivo facile da colpire in modo da mettere sotto il tappeto le altre cose che non funzionano”.

Il segretario  della Fimmg aveva visto giusto e, a ragione, denunciava che la sua categoria si era trovata molte volte in quei mesi ad affrontare la tempesta che si abbatteva su tutti i suoi componenti in completa solitudine. Chiedeva, pertanto a ragione, un atto di indirizzo che disciplinasse il ruolo dei medici di base, in modo chiaro, e fornisse alla categoria gli strumenti necessari per potersi evolvere.

Il Dott.  Scotti affermava, già allora, che per vaccinare in sicurezza i colleghi medici dovevano avere più personale e più dispositivi. Come   non è possibile avere studi medici vuoti, o meglio, pieni di pazienti ma senza medico.

Le dichiarazioni del segretario Silvestro Scotti oggi appaiono come un vero e proprio grido di allarme, che peraltro è stato lanciato a più riprese, a cui, a tutt’oggi, per il momento   le istituzioni restano sorde.

E’ davvero preoccupante inoltre la notizia che  nei prossimi 5 anni smetteranno di lavorare 14.908 medici di famiglia e, secondo i calcoli della Fimmg, 14 milioni di italiani potrebbero rimanere senza medico di base Se non ci saranno provvedimenti governativi ad hoc. L’anno ‘nero’ che registrerà il picco delle uscite dovrebbe essere il 2022, perché in quell’anno ne andranno in pensione 3.902.

Ma quel che più preoccupa è che le autorità di governo, in particolare quelle della Sanità a livello regionale, pur in presenza di una “Preintesa” accordo integrativo regionale dei medici di medicina generale (2020), non sono riuscite ad avviare l’auspicata rivoluzione della sanità territoriale. che purtroppo appare ancora inadeguata.

Messe  in soffitta, per ora solo temporaneamente,  le Aft (Aggregazioni funzionali territoriali), le Uccp (Unità complesse di cure primarie), gli Sps ( Strutture polifunzionali  della salute) e gli ospedali di Comunità, (enunciati nel  Piano territoriale della Campania  del settembre 2016), riteniamo   che si deve  grande attenzione,  in questo momento di emergenza pandemica, alla  disciplina delle ATS (Agenzie di Tutela della Salute), i  nuovi organismi che dovrebbero costituire anche dei centri di riferimento territoriali per dare diffusione alle indicazioni regionali e, nello stesso tempo, un contributo concreto anche al Servizio di Continuità assistenziale.

In questo breve aggiornamento sulle iniziative   adottate dalla Regione in ordine alla emergenza Covid occorre doverosamente fare riferimento al lavoro prezioso che stanno svolgendo le USCA ovvero le Unità Speciali di Continuità Assistenziale, purtroppo non attive in tutte le regioni che lavorano in stretta collaborazione con i medici di famiglia.

Le USCA sono delle unità di medici, di solito giovani, che dovrebbero recarsi nelle case per assistere direttamente i pazienti affetti da Covid-19. Modalità e compiti sono previsti dalla normativa; possono prendervi parte specialisti, chi sta ancora seguendo il corso per diventare medico di Medicina Generale e neoabilitati in attesa di sostenere il concorso per entrare in una scuola di specializzazione. Le USCA sono state pensate sia per alleggerire il carico che si è riversato sugli ospedali, sia per consentire a medici di famiglia e pediatri di libera scelta di continuare a seguire i pazienti ordinari. Queste unità – Covid   sono state istituite   dal governo con decreto legge del 9 marzo 2020 e c’è voluto certamente un po’ di tempo prima che le aziende sanitarie territoriali le potessero organizzare e farle entrare in funzione. Crediamo sia prematuro fare valutazioni sui risultati raggiunti sino ad ora.

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