Il Partito Democratico ha sciolto il lodo della data per le primarie. La commissione per il congresso ha infatti approvato all’unanimità il regolamento per la presentazione delle candidature a segretario nazionale c’è tempo entro le ore 18 del 6 marzo prossimo. Le riunioni di circolo si terranno dal 20 marzo al 2 aprile.
Le convenzioni principali il 5 aprile. La convenzione nazionale il 9 aprile. Le primarie nazionali si terranno il 30 aprile dalle ore 8 alle ore 20. Formalmente potranno partecipare quanti si dichiareranno, all’atto della partecipazione alle primarie, elettori del PD e potranno esercitare il diritto di voto versando 2 euro. Insomma le cosiddette primarie libere, tanto per essere chiari.
Le liste per le primarie andranno presentate entro il 10 aprile. Sulla tempistica proprio in queste ore si era tanto discusso. Come mai la scelta di fissare le primarie per la scelta del nuovo segretario prima delle elezioni amministrative che, quasi sicuramente, dovrebbero tenersi tra le prima e la seconda Domenica di Giugno? Impossibile infatti che la campagna elettorale per il rinnovo dei Consigli Comunali possa cominciare in pieno congresso. Senza dubbio sulla questione si potrebbe aprire un dibattito molto articolato.
Non passa inosservato però il fatto che, semplicemente, una nuova sconfitta alle Amministrative, avrebbe potuto sfavorire potenzialmente solo una persona. Non avrebbe certamente sfavorito, ne’ Michele Emiliano ne’ il Ministro della Giustizia Andrea Orlando. Per esclusione, una nuova sconfitta avrebbe senza dubbio gettato fango sul segretario uscente e attualmente ricandidato, Matteo Renzi.
Non per una questione di sole responsabilità, quelle potrebbero essere distribuite in maniera più o meno equa. Il pericolo vero, per l’ex premier, e’ quello dell’immagine. Vincere le primarie con un eventuale scarto minimo e’ il vero pericolo. Ciò si rivelerebbe non solo un pericolo interno, bensì esterno. Arrivare ad elezioni con un’immagine debole, potrebbe risultare completamente deleterio in termini di voti, anche in con sistema di voto proporzionale, che, a prescindere, obbligherebbe larghe alleanze post – voto.