Continuano le interviste ai candidati al consiglio regionale campano. Oggi abbiamo ascoltato in esclusiva per Contattolab l’avvocato Giovanni D’ercole, da sempre militante del centro destra ed esponente di primo piano di Fratelli D’Italia, partito che vede Giorgia Meloni leader nazionale, e riferimento della destra moderata e sociale sul territorio irpino. Diversi i temi trattati durante l’intervista, dal programma elettorale proposto ai cittadini, al resoconto di questi cinque anni di gestione deluchiana, alle tematiche politiche di carattere nazionale
Dottore Giovanni D’Ercole, siamo a due settimana dal voto per il rinnovo del Consiglio Regionale, quale è la opinione in merito al dibattito della campagna elettorale. Si sente parlare poco di programmi e di proposte, si discute già di eventuali posti in Giunta o di incarichi dirigenziali per eventuali candidati usciti sconfitti, e le stesse polemiche, anche tra le liste hanno già preso il sopravvento su ogni altro tipo di ragionamento. Lei cosa pensa in merito?
«Che l’anomalia di questa campagna elettorale non è solo nel periodo in ci si svolge ma anche, e forse soprattutto, nelle modalità con cui, devo dire soprattutto l’altra parte politica, la sta portando avanti. Nessun confronto, nessun tema, solo un’occupazione di spazi ed una arrogante manifestazione di forza. Insomma, il voto chiesto non su un programma, su un’idea di rilancio e sviluppo del territorio ma esclusivamente sul ricatto figlio di quella gestione assolutistica del potere cui De Luca ed i suoi adepti hanno dimostrato di essere davvero bravi.»
Passiamo dunque ai programmi. Dott. Giovanni D’Ercole, quali sono le sue idee e le sue proposta per rilanciare il territorio irpino?
«Innanzitutto, c’è una premessa di carattere politica da fare. Per poter rilanciare il territorio è necessario che vi sia, a monte, una volontà di dedicare attenzione vera e non di riflesso a questo spicchio di regione. Vorrei ricordare quanta attenzione il salernitano De Luca abbia rivolto nel suo quinquennio all’Irpinia che non ha sentito l’esigenza di portare in giunta alcun rappresentante del territorio. Ecco il primo aspetto: il recupero della rappresentanza, senza la quale hai voglia di strapparti i capelli. Dopo di che, occorre da subito sbloccare le infrastrutture. Ci sono comuni che non hanno vie di accesso, aree industriali senza collegamenti stradali e ferroviari. Per non parlare della banda larga e dell’impossibilità per le aziende, grandi o piccole che siano, di poter competere sui mercati nazionali e internazionali per queste limitazioni imposte da chi ha gestito finora la cosa pubblica. La cosa che più mi infastidisce sa qual è? Che si tratta di temi che sento trattare da tanti miei competitor. Peccato che facciano parte di quello schieramento che ha avuto cinque anni a disposizione per cambiare il destino della nostra provincia e non lo ha fatto. Ecco perchè, come dice anche un consigliere regionale uscente che sostiene De Luca, probabilmente in un impeto di verità che non ha saputo celare, è tempo di cambiare ora.»
Quale sarà invece il suo primo atto se dovesse essere eletto consigliere regionale?
«Il consigliere regionale fa parte di un’assise per cui non emette atti monocratici. Sicuramente sarò il garante della trasparenza di tutti gli atti che saranno prodotti in Regione. E, badi bene, questo ruolo me lo ritaglierò sia se sarò in maggioranza, come credo, sia se dovessi essere eletto all’opposizione.»
Sono trascorsi cinque anni di amministrazione De Luca. Come giudica l’operato del Governatore uscente? Secondo la sua autorevole opinione, come si sono comportati invece i consiglieri regionali che hanno rappresentato la nostra Irpinia?
«Devo dire che nei primi due anni il Governatore De Luca si è gigioneggiato vivendo di rendita su quanto la precedente amministrazione Caldoro aveva programmato. Una programmazione rigorosa e di attenzione vera ai territori, con il recupero di milioni di euro di fondi europei che finalmente sono stati messi a disposizione delle comunità. Quanto alla deputazione irpina, devo dire che, a parte il ruolo istituzionale svolto dalla consigliera D’Amelio, gli altri si sono distinti per l’alimentazione di un proprio bacino, a cui oggi stanno chiedendo il conto. Diciamo, che la mia idea di politica si basa su tutt’altri principi. Vede, mi è capitato in più di una circostanza, in questi giorni, di sentirmi dire: lei è una persona per bene e preparata, incarna anche valori che condivido. Però voto l’altro perchè mi ha promesso il posto o perchè mi ha assicurato che mi farà avere l’incarico. Ecco, questa è la politica che io combatto. Per cui, chi ragiona così, fa bene a stare alla larga da me.»
Passiamo alle tematiche nazionali. Il suo partito Fratelli D’Italia, per bocca della sua leader Giorgia Meloni, ha fortemente contestato le politiche messe in atto dal Governo Conte finalizzate a contrastare l’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del Covid-19 e una parte della destra più estrema è scesa in piazza a Roma per negare l’esistenza del Nuovo Coronavirus. Lei in merito che opinione ha maturato?
«Sono d’accordo con quanto sostiene Giorgia Meloni. Se ai primi di settembre siamo di nuovo a parlare di ripartenza dei contagi, di rischio di un nuovo lockdown, vuol dire che le tanto osannate misure adottate non sono servite a un fico secco. E lo stesso vale per le sceriffate di De Luca. Si è navigato a vista e si continua farlo, senza una precisa strategia epidemiologica. Un po’ di contributi a pioggia per tenere buoni i cittadini e così si pensava di aver risolto il problema. Che adesso si ripresenterà con maggiore virulenza. Perchè il virus non è andato via ed i fondi, utilizzati male, stanno per finire. La cosa che più mi fa star male è il pensiero che sui nostri figli ricadranno le conseguenze drammatiche di questa mala gestione. Quanto al negazionismo, è un tema che non merita nemmeno di essere preso in considerazione: è il frutto di una pericolosa diffusione di quella non cultura che qualcuno ha tradotto nella mefistofelica locuzione “uno vale uno”.»